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Torna indietro    da "REDAZIONE EPAS" del 11/05/2017

Riforma delle pensioni, ancora ritardi
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Il dibattito sulla riforma delle pensioni non accenna a placarsi. Continuano i ritardi dopo l’approvazione della riforma che ha introdotto elementi di flessibilità nella legge Fornero, visto che alcune misure sarebbero dovute decollare il 1°maggio e ad oggi mancano i decreti attuativi. Si tratta dell’Ape sociale che dovrebbe dare la possibilità per determinate categorie, di lasciare il lavoro già a 63 anni. L’assegno summenzionato è previsto per 4 categorie: disoccupati senza più ammortizzatori da almeno 3 mesi; invalidi civili (con almeno il 74% di invalidità); lavoratori con parenti di primo grado disabili a carico; addetti ad attività particolarmente gravose per almeno 6 anni negli ultimi 7. Oltre ai 63 anni d’età sono richiesti 30 anni di contributi e 36 per l’ultima categoria di lavoratori. La misura, di natura sperimentale per il biennio 2017-2018, ha generato dei ritardi che stanno causando enormi disagi a tutti coloro avrebbero voluto far domanda, ciò perché il decreto è bloccato e la data del primo maggio ormai passata. Chiaramente il Governo pensa di far slittare i tempi per la presentazione ossia il 15 o il 31 luglio anziché il 30 giugno, così come inizialmente previsto, ma se il regolamento non sarà sbloccato subito, tutti i termini rischiano di saltare. Inoltre, va considerato anche che l’Inps avrebbe dovuto redigere  entro il 30 settembre la prima graduatoria degli aventi diritto rispetto ai 300 milioni disponibili.

Medesimi ritardi anche per la seconda misura, l’Ape volontaria, che riguarda i lavoratori iscritti all’Inps e alle forme sostitutive di previdenza obbligatoria purché abbiano almeno 63 anni d’età e 20 di contributi, attraverso un prestito anticipato da una banca, misura che sarebbe dovuta partire il primo maggio. Qui il rinvio è maggiore poiché il decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri non è stato ancora inviato dal Governo al Consiglio di Stato, serviranno altri tempi di attesa per le convenzioni con le banche per definire bene i costi della manovra. Anche questa misura può essere presentata entro il 31 dicembre 2018.

È chiaro che i tempi si stanno allungando anche per le altre due misure ossia l'Ape aziendale, il contributo del datore di lavoro o dei fondi di solidarietà di settore per ridurre la penalità sulla pensione del lavoratore, e la RITA, la rendita integrativa temporanea anticipata. Infine i rallentamenti si stanno registrando anche sul provvedimento attuativo che consentirebbe il cumulo dei periodi assicurativi da più gestioni previdenziali.

Anche il Governo potrebbe, del resto, presentare alcuni emendamenti, a seguito dei rilievi della scorsa settimana da parte del Consiglio di Stato che ha sollevato diversi profili di illegittimità dei Dpcm approvati ad aprile. In particolare l'esecutivo potrebbe inserire alcuni correttivi per includere tra i beneficiari anche coloro che dopo aver perduto il lavoro, non abbiano goduto per nulla della prestazione contro la disoccupazione per mancanza dei necessari requisiti e per gli operai agricoli, purché si trovino da almeno tre mesi in condizione di non occupazione. Per gli agricoli, infatti, l'accesso all'APE sociale, restando così la norma, verrebbe posticipato a causa del fatto che la disoccupazione speciale agricola viene erogata l'anno successivo a quella della maturazione dell'evento.  Secondo il Consiglio di Stato, infatti, mancherebbe una “copertura legislativa” sulla scelta per aver esteso l’Ape sociale anche agli operai agricoli e coloro che non hanno i requisiti Naspi e siano disoccupati perlomeno da tre mesi. Per estendere a questi soggetti la tutela, bisognerebbe cambiare la norma.

 “Questa situazione di stallo- sottolinea il Presidente Nazionale del patronato EPAS, Denis Nesci- lascia ancora migliaia di lavoratori nell'incertezza rispetto alla possibilità e ai tempi in cui poter accedere alle misure statuite, così come – continua il Presidente, Nesci - rende difficoltoso il lavoro di informazione e soprattutto di assistenza ai lavoratori da parte degli operatori di patronato. Ci auguriamo che si arrivi ad una soluzione soddisfacente per poter affrontare al meglio la difficile situazione che ancora oggi vivono moltissimi lavoratori- conclude Nesci-- e che si risolva il problema della copertura legislativa sulle varie scelte di allargare la platea dei beneficiari, al fine di risolvere la questione in tempi brevi”.


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