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Torna indietro    da "IL SOLE 24 ORE" del 05/12/2005

Solo l'agenzia fa l'intermediario
Fioccano le sentenze della Cassazione su un tema spinoso: con l’ entrata in campo della legge Biagi, chi può fare legittimamente somministrazione di manodopera? Le ultime due sentenze-fotocopia, le nn. 41698 e 41701 del 2005 – Corte suprema di Cassazione, terza sezione penale – confermano quanto già messo nero su bianco l’ anno scorso (nn. 2583 e 25726 del 2004).

  • Un orientamento costante
    Apparentemente, dunque, non c’ è storia: non è lecito ricevere personale in somministrazione da una cooperativa o da una società non autorizzata, tanto più alla luce della recente riforma del mercato del lavoro che, dice la Corte, “lungi dall’ introdurre una totale deregolamentazione del settore della somministrazione di manodopera da parte di imprese private, ha identificato un unico regime di autorizzazione per i soggetti che svolgono attività di somministrazione di lavoro”. Nei fatti le cose stanno diversamente  e, nonostante tutto, forse non basterà la raffica di sentenze a fare chiarezza e trasparenza soprattutto nel mercato degli appalti pubblici. Conferma Lea Battistoni, direttore generale dell’ occupazione del ministero del Welfare: “Stiamo portando avanti i controlli sugli albi del ministero proprio per verificare sia l’esistenza dei requisiti per la somministrazione, una delle attività consentite, sia per scoprire se quelle autorizzate stanno attuando, e come, l’attività. Il che presuppone, a monte, che le cooperative non possano fare intermediazione di manodopera proprio alla luce della nuova normativa”.
  • Verifiche in corso
    Proprio in vista di questo divieto alcune realtà cooperative hanno creato in parallelo un’agenzia per il lavoro. Dati i costi non indifferenti di operare come agenzia, bisogna verificare anche se le agenzie autorizzate sono davvero operative. Controlli di rito, inclusi nelle altre verifiche pianificate dal Ministero del Welfare e attuate  dalla direzione Vigilanza. Ma che puntano anche a “stanare” le realtà nascoste.
  • I bandi a rischio
    Nonostante le pronunce, l’ area degli appalti resta abbastanza critica, dalle cooperative sociali specializzate nei servizi sanitari a quelle che si occupano di “piazzare” servizi di pulizia fino a quelle attive nell’ edilizia. Un’ area grigia, che apre spazi a realtà economiche poco trasparenti. Soprattutto nel settore pubblico, dove si procede per bandi. Le principali società di somministrazione, specie quelle attive nella somministrazione di personale da reperire all’ estero (ad esempio Selectlavoro, Quanta, Adecco, Obiettivo Lavoro e Ali) stentano a farsi largo in maniera spedita. Alcuni bandi - e la conferma arriva dall’ufficio legale di una grande agenzia per il lavoro - sono stati ritirati o riformulati dalla Asl in vista di una riproposizione (a Corbetta, a Novi Ligure) e tarati sulla ricerca di personale in somministrazione, escludendo esplicitamente l’appalto d’opera a favore di cooperative sociali.
  • Gli effetti
     Il primo ad essere penalizzato è proprio il lavoratore intermediario. Un esempio: si calcola in almeno otto euro la differenza tra la paga oraria di un infermiere somministrato e quello di un infermiere “veicolato” attraverso una cooperativa vincitrice di un appalto. Otto euro all’ora che il primo guadagnerebbe in più rispetto al secondo per fare esattamente lo stesso lavoro. Lasciando questo terreno, invece, e passando all’orario di lavoro o alle condizioni più generali la differenza diventa ancora più ampia.
    · La lotta alle somministrazioni improprie
     Cosa ci vorrebbe ancora? Controlli ministeriali, pronunce inoppugnabili della Cassazione, cosa resta da fare? La Sanità, è il parere di alcuni addetti ai lavori, dovrebbe intervenire, almeno nel settore pubblico, per chiarire attraverso una circolare in che modo le Asl e le strutture assistenziali pubbliche devono formulare i loro bandi per evitare di cadere nella trappola delle irregolarità.
    Nel privato, del resto, bisognerebbe procedere con la vigilanza interna e gli stessi sindacati potrebbero portare avanti campagne informative sul  tema, anche e soprattutto a beneficio dei lavoratori somministrati o da somministrare.
    Infine, è lo stesso sistema degli appalti a non dare una mano. Ma questo è un problema generale, perché è nota l’attrazione fatale che la tecnica del massimo ribasso sui potenziali committenti.

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