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Torna indietro    da "IL SOLE 24 ORE" del 01/05/2009

Abruzzo, si riparte dai bonus
Dai 3 miliardi di crediti di imposta per la ricostruzione delle case, ai 202 milioni per il bonus 55% per ristrutturazioni antisismiche, ai 28 milioni per le indennità al lavoro autonomo fino ai 53 per la proroga della disoccupazione. Il sisma in Abruzzo presenta il conto. Le voci di spesa per lo Stato sono indicate nella relazione tecnica al decreto legge 39 del 28 aprile 2009, che ipotizza i primi stanziamenti in attesa delle ordinanze del Presidente del Consiglio attuative del Dl.

Ricostruzione edilizia
È stimato in 3 miliardi e 162 milioni di euro il credito di imposta necessario per ricostruire il patrimonio edilizio privato danneggiato o distrutto dal terremoto. La concessione del credito d'imposta prevista dal Dl riguarderà 15mila abitazioni private – delle 25 mila interessate dal sisma - e circa 11.400 immobili a uso non abitativo. Stando alle previsioni del dipartimento della Protezione civile, solo due quinti dei proprietari di case sceglierà il contributo diretto "per cassa" per ricostruire o riparare l'abitazione; la maggior parte potrebbe invece puntare sull'agevolazione fiscale che dovrebbe ammontare a 150 mila euro di credito d'imposta per la prima casa, e a 80 mila euro per immobili diversi dalla abitazione principale. La somma complessiva è data dalla stima di 2 miliardi 250 milioni di richieste relative alla prima casa, e di 912 milioni per le altre tipologie di edifici. L'impatto sui conti dell'Erario è stato calcolato considerando che le spese che danno diritto al beneficio siano ripartite al 30% nel triennio 2009/11, e il 10% nel 2012, con una divisione in 5 quote annuali. Se la proiezione risulterà corretta, l'effetto sarà di un mancato incasso complessivo tra Irpef e Ires, fino al 2013,per l'ammontare di 295 milioni. Considerando una rateizzazione ventennale, il minor gettito di cassa tra il 2019 e fino al 2029 sarà di 112,7 milioni per anno, nel 2030 scenderà a 78,9 milioni, quindi a 45,1 nel 2031, ea 11,3 milioni nel 2032.

Prevenzione rischio sismico
Ai privati obbligati alle verifiche edilizie per la riduzione del rischio sismico (articolo 11 del Dl 39) è riconosciuto un credito d'imposta del 55% (fino a un massimo di 48 mila euro) per le spese sostenute entro il 30 giugno 2011. Secondo la relazione tecnica al Dl 39, gli immobili della provincia dell'Aquila e zone limitrofe interessati all'operazione sarebbero circa 175mila, il 30% dei quali necessiterà di un intervento di ristrutturazione, per un importo medio dei lavori pari a 35mila euro per edificio, con un credito di imposta di 19.250 euro per unità. La spesa totale prevista è di un miliardo 838 milioni di euro. L'impatto negativo sul gettito fiscale nel quinquennio per questa voce è stimato in 202,1 milioni.

Indennità di disoccupazione
Secondo la relazione tecnica, la proroga della indennità ordinaria di disoccupazione con requisiti normali sarà di sei mesi (la durata della proroga deve essere ancora fissata da una delle attese ordinanze del Presidente del consiglio). I destinatari del provvedimento sono 3.800, per un impatto sui conti dell'Inps pari a 23 milioni di euro nel 2009 e di 30 nel 2010.

Indennità lavoro autonomo
I lavoratori autonomi che potrebbero aver subito danni all'attività dal sisma sono stimati in 11.700. Per loro una prossima ordinanza del Presidente del Consiglio dovrebbe prevedere, scrive la relazione, un'indennità di 800 euro mensili per un massimo di tre mensilità. Gli oneri a carico dell'Inps sfiorerebbero i 28 milioni di euro.

Pedaggi autostradali
Per i residenti nei 49 Comuni dell'area terremotata è previsto la sospensione del pagamento dei pedaggi autostradali fino al 31 dicembre prossimo. Il mancato incasso per la concessionaria è stimato in 6.000 euro al giorno, che moltiplicato per i 248 giorni dell'esenzione corrisponde a un onere complessivo di circa un milione e mezzo.

Bonus antisismico per 21mila edifici
Arriva lo sconto fiscale antisismico. Ma solo nell'Appennino centrale e solo dopo le verifiche della Protezione civile.Nel decreto legge per il terremoto d'Abruzzo (Dl 39/2009) è prevista la possibilità di detrarre il 55% delle spese sostenute per gli interventi di riduzione del rischio sismico. Un bonus che ha immediatamente acceso l'interesse di moltissimi italiani, ma che – almeno stando alla versione attuale della norma – avrà un campo d'applicazione piuttosto limitato. Il decreto, in pratica, disegna un doppio livello d'intervento. Per riparare i danni causati dal terremoto del 6 aprile, è previsto un set di aiuti – primo tra tutti il contributo statale per laricostruzione – destinato all'Aquila e agli altri 48 Comuni individuati dal decreto commissariale del 16 aprile 2009 (buona parte dei Comuni della provincia dell'Aquila e alcuni in provincia di Pescara e Teramo). Per mettere in sicurezza il patrimonio edilizio non colpito dal terremoto, invece, viene affidato alla Protezione civile il compito di condurre una serie di verifiche su immobili, strutture e infrastrutture. Verifiche dopo le quali alcuni proprietari privati potranno beneficiare della detrazione del 55% sulla spesa per i lavori. Per questo è importante capire dove si faranno i controlli. Secondo l'articolo 11 del decreto, il piano di verifiche riguarderà «prioritariamente» le «aree dell'Appennino centrale contigue »a quelle colpite dal terremoto d'Abruzzo. «L'obiettivo di questa norma è attivare un processo di prevenzione su larga scala. E questa è una grossa novità per l'Italia, dove quasi sempre si è intervenuti solo dopo i terremoti», spiega Mauro Dolce, direttore dell'ufficio sismico della Protezione civile. Il primo passo, come sta scritto nel decreto, sarà partire dall'Appennino centrale: «Le aree in cui effettuare le verifiche possono essere individuate rapidamente, nell'arco di alcune settimane, perché possiamo basarci sugli studi scientifici e sulle mappe elaborate da Re-Luis, la Rete dei laboratori universitari di ingegneria sismica. Dopodiché dovremo selezionare il protocollo di controllo che meglio concilia le esigenze di rapidità e accuratezza delle verifiche». In attesa di conoscere le decisioni della Protezione civile, è possibile fare alcune stime. Innanzitutto, è ragionevole pensare che saranno considerati come minimo i Comuni confinanti con quelli elencati dal decreto commissariale. Così facendo si arriva a un elenco di altri 47 Comuni, in cui si trovano almeno 9mila edifici potenzialmente a rischio. Il rischio sismico, infatti, è il risultato della somma di due fattori: la pericolosità sismica della zona e la vulnerabilità del singolo immobile. Ora: è chiaro che la vulnerabilità va valutata caso per caso, ma ci sono alcuni elementi che possono aiutare a dare le dimensioni del problema. Non è azzardato, ad esempio, affermare che quegli immobili che siano stati costruiti in calcestruzzo tra gli anni 1946 e 1971, e quelli in muratura ma in stato "pessimo" e "mediocre" (in base ai dati Istat) si troveranno tra quelli interessati. Ecco quindi che, partendo da una stima degli edifici presenti nella cintura di Comuni intorno a quelli terremotati, emergono almeno 9mila costruzioni da mettere in sicurezza. Si tratta di stime, certo, ma approssimate per difetto, e oltretutto riferite ai soli immobili abitativi. Tanto che l'importo stanziato per la detrazione del 55% è di oltre un miliardo: cifra che corrisponde a 21mila interventi effettuati sfruttando il massimo del bonus (48mila euro), ma che potrebbe bastare anche per un numero doppio o triplo di interventi, se la spesa media fosse inferiore. Sembra quindi evidente che il concetto di «contiguità» alle aree interessate dal sisma – in cui si effettueranno le verifiche – includerà una zona più ampia della cintura dei Comuni confinanti. Resta però da chiedersi cosa accadrà al resto d'Italia. Cioè alle altre migliaia di Comuni in cui si trovano 1,4 milioni di edifici "indiziati" di rischio sismico, che si trovano nelle zone sismiche 1 e 2, le più pericolose.L'obiettivo del decreto è molto ambizioso, e il piano di controlli vale potenzialmente per tutto il Paese. Ma rischia di scontrarsi con due limiti invalicabili. Primo, i tecnici a disposizione: anche se la Protezione civile dovesse formare il personale degli enti locali, il completamento delle verifiche richiederebbe tempi lunghi (i controlli durano almeno un giorno di lavoro per ogni edificio, al netto delle prove in laboratorio sui materiali). Secondo, i fondi: anche ipotizzando che il bonus non venga utilizzato interamente, le risorse sono irrisori rispetto al fabbisogno nazionale. E infatti le Regioni si sono già mosse per chiedere a gran voce la concreta estensione del bonus a tutta Italia.


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