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IL SOLE 24 ORE" del
16/07/2009
Le statali in pensione più tardi
Il Governo alza l'età pensionabile delle lavoratrici del pubblico impiego. E fa scattare, ma solo dal 2015, una mini-operazione per ritarare le finestre di uscita di tutti i trattamenti previdenziali legandoli all'aspettativa di vita. A innescare questo doppio intervento, su cui oggi il governo si confronterà a palazzo Chigi con le parti sociali, è l'emendamento al decreto anti-crisi sulla manovra estiva presentato dai relatori alle commissioni Bilancio e Finanze della Camera. Si parte, come previsto, con le pensioni rosa nella pubblica amministrazione: l'equiparazione a 65 anni delle uscite di vecchiaia con gli uomini imposta dalla pronuncia della Corte di giustizia Ue si realizzerà nel 2018. Già dal 1°gennaio 2010 la soglia, attualmente fissata a 60 anni, lieviterà a 61 anni per poi salire gradualmente di un anno ogni 24 mesi.
La mini-stretta sul complessivo panorama dei trattamenti pensionistici, dal settore privato a quello pubblico, scatterà facendo leva sul meccanismo delle finestre di uscita (il dispositivo previsto dalla legge per consentire il pensionamento una volta presentata la domanda), che attualmente sono quattro per gli assegni di vecchiaia e due per quelli di anzianità.
L'operazione, definita "a finestre mobili", punta a rinviare di tre mesi il momento del pensionamento. Un arco di tempo che ogni cinque anni potrà essere modificato sulla base dell'aggiornamento della speranza di vita dei lavoratori accertato dall'Istat e validato da Eurostat. L'obiettivo del governo è garantire in modo migliore la sostenibilità del sistema previdenziale nel medio-lungo periodo, a partire dal momento in cui il metodo contributivo (calcolo della pensione esclusivamente sulla base dei contributi versati) comincerà ad andare a regime.
Il Dpef ipotizza una crescita del 3,4% della spesa previdenziale tra il 2010 e il 2013 e sottolinea la necessità di un «confronto con le parti sociali per individuare percorsi di contenimento».
Quanto agli emendamenti già presentati non manca qualche nodo da sciogliere soprattutto sul fronte dell'aumento dell'età pensionabile delle lavoratrici pubbliche, che non riguarderà comunque chi entro il 31 dicembre di quest'anno maturerà i requisiti anagrafici e contributivi fin qui previsti per le uscite. C'è ad esempio il piccolo giallo dell'utilizzazione dei risparmi (circa 2,5 miliardi a regime). L'emendamento parla di un loro convogliamento nel Fondo strategico per il Paese a sostegno dell'economia reale attivato a palazzo Chigi per interventi dedicati a politiche sociali e familiari con particolare attenzione alla non autosufficienza,ma nell'esecutivo c'è chi continua a sostenere che le risorse dovranno confluire in un Fondo ad hoc per le lavoratrici statali.
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