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Il problema delle 20 ore
È l'orario minimo, richiesto sia per le colf sia per le badanti, indispensabile a garantire i mezzi di sostentamento necessari a ottenere il permesso di soggiorno. Molte colf non possono regolarizzarsi perché hanno più datori ma non arrivano alle 20 ore da nessuno di loro. Il ministero ribadisce l'impossibilità di coinvolgere nella regolarizzazione più datori, perché trattandosi di rilascio del permesso di soggiorno non è possibile derogare alla limitazione (si veda anche la nuova Faq sul sito del ministero dell'Interno). L'impianto della legge 102/09 – spiega il ministero – ricalca la normativa stabilita per i flussi annuali d'ingresso programmati. Tuttavia, questa posizione non tiene conto del fatto che la sanatoria, al pari del rinnovo in base all'articolo 13 del testo unico, fotografa una situazione di fatto e non un rapporto da instaurare. L'articolo 13 fa solo riferimento al possesso di «documentazione attestante la disponibilità di un reddito, da lavoro o da altra fonte lecita, sufficiente al sostentamento proprio e dei familiari conviventi a carico», questo a prescindere dal riferimento ad un unico datore.
Identificazione certa
L'elencazione dei documenti equipollenti in possesso del lavoratore per accedere alla regolarizzazione ed elencati dal ministero nella faq 6 del ministero dell'Interno è tassativa in quanto sono gli stessi previsti per il rilascio del permesso di soggiorno. Ciò nonostante – ha chiarito il ministero – per i cittadini degli stati che non consentono il rilascio del passaporto presso le ambasciate in Italia (per esempio, l'Albania), in questa fase di invio dell'istanza - e fino alla definizione della pratica allo sportello unico - è possibile indicare i dati del lasciapassare rilasciato dall'ambasciata stessa. Dopo la firma del contratto di soggiorno e dopo aver inviato la richiesta di permesso di soggiorno, il lavoratore potrà recarsi nel paese d'origine per richiedere il passaporto e rientrare in Italia esibendo la ricevuta. L'uscita dall'Italia, ammessa finora solo nel periodo che va dal 1° aprile alla data di presentazione della domanda, purché all'interno del regolare svolgimento del rapporto di lavoro (ad esempio, per ferie), è consentita anche dopo questa data, in attesa della convocazione allo sportello unico. A condizione, però, che esista un valido motivo e il consenso del datore di lavoro (sarebbe opportuno predisporre apposito documento sottoscritto fra le parti).
Comunicazione alla questura
Il problema è la decorrenza delle 48 ore, il tempo a disposizione per la comunicazione alla questura sull'opitalità data allo straniero. Le 48 ore – hanno spiegato le dirigenti del ministero – vanno computate dalla data di presentazione dell'istanza all'Inps o dalla ricevuta del ministero dell'Interno. Non è ipotizzabile l'estensione degli effetti estintivi delle sanzioni per la mancata o tardiva comunicazione in capo ai terzi estranei al rapporto di lavoro in quanto non rientrano tra i destinatari della norma.
Niente job sharing
Impossibile regolarizzare, attraverso il canale del ministero dlel'Interno, i lavoratori extracomunitari pendolari. La problematica si presenta in Friuli Venezia Giulia dove spesso due lavoratori croati si alternano ogni 15 giorni nell'assistenza degli anziani.
Per le colf sanatoria flessibile
Il Viminale è ora disponibile a considerare rimediabile l'errore nel canale di presentazione – Interno o Inps – per le domande. Non c'è invece alcuna possibilità di cumulare più datori di lavoro per raggiungere il requisito delle 20 ore. Ma, una volta perfezionata la regolarizzazione e ottenuto il permesso di soggiorno, nulla impedisce di correggere l'orario di lavoro: il lavoratore a quel punto potrà arrivare al minimo reddituale di 409,05 euro con più attività dichiarate all'Inps. Il ministero dell'Interno – durante il forum «Colf&badanti day» organizzato da Sole 24 Ore e Fondazione studi dei consulenti del lavoro– non si è sottratto alle domande arrivate in diretta dagli 86 Ordini collegati. Il ministero, nel ribadire l'impossibilità di fare la regolarizzazione attraverso più datori, ha però ricordato che il permesso di soggiorno metterà in condizione il lavoratore di trovare altre occupazioni e di "modificare" anche i tempi dell'attività presso la famiglia che lo ha fatto emergere. Stesso approccio pragmatico, da parte dei dirigenti dell'Interno, nell'affrontare la questione delle 48 ore per la comunicazione all'autorità di pubblica sicurezza circa l'opitalità offerta allo straniero (si veda l'altro articolo). La diponibilità dell'alloggio può coincidere con la comunicazione. In questo caso si evitano, per il datore di lavoro, "buchi" nella copertura penale e amministrativa. E anche un locatore estraneo alla sanatoria non incontra, in questo modo, problemi. Le domande di sanatoria sono arrivate finora sotto le attese – ammettono al ministero – ma si aspetta un'accelerazione negli ultimi giorni, quando a inviare le istanze saranno soprattutto patronati e professionisti. Le risposte sono state a tutto campo. L'errore nel riportare il numero del passaporto sull'F24 per pagare il forfait di 500 euro va corretto subito nella domanda di emersione; allo sportello unico per l'immigrazione si avrà modo di chiarire la svista. Il convivente non può presentare domanda di emersione per la badante del suo partner, poiché non rientra nella nozione di «familiare ». La dichiarazione del medico di famiglia circa le limitazione nell'autosufficienza – che è il presupposto per regolarizzare una o due badanti – deve, come richiesto dalla legge, indicare che la condizione di bisogno esisteva al 1° aprile. Lo schema predisposto dai medici di famiglia dovrebbe dunque essere integrato con questo elemento. Gli agricoltori, che dichiarano il reddito agrario, saranno probabilmente impossibilitati a regolarizzare una colf, perché lontani dal requisito reddituale di 20-25mila euro. Il lavoratore in attesa del permesso di soggiorno, con la ricevuta della domanda, non può iscriversi al servizio sanitario. Tuttavia, il ministero dell'Interno è in contatto con la Salute per verificare se sia possibile un'iscrizione provvisoria. In ogni caso sono garantite le cure d'urgenza. In questo luce va letto il ripensamento sulla possibilità, per lo straniero, in attesa della convocazione allo sportello unico, di fare ritorno nel suo Paese: la condizione è che ci sia l'accordo con il datore di lavoro. Resta irrisolta la domanda sul possibile utilizzo delle informazioni come autodenuncia del datore di lavoro nel caso in cui l'istanza non vada a buon fine. Infatti, il ministero ha dato garanzie solo quando il permesso di soggiorno viene rifiutato perché il lavoratore si è macchiato di reati collegati all'ordine pubblico o al terrorismo: circostanze che difficilmente possono essere conosciute dal datore. L'ultima parte del forum, seguito nelle sedi degli Ordini da quasi tremila consulenti del lavoro, è stata dedicata agli ammortizzatori sociali, con la presenza del consigliere del ministro del Lavoro.
Le incertezze vengono risolte dal call center
Linee telefoniche intansate nella giornata di «Colf&badanti day», evento organizzato dal Sole 24 Ore e dalla Fondazione studi dei consulenti del lavoro. Dalle 10 alle 17 il numero dedicato ai lettori per avere informazioni sulla regolarizzazione è stato preso d'assalto. Nove consulenti del lavoro, distribuiti nelle sedi del Sole 24 Ore di Roma e Milano, hanno risposto a 1.100 telefonate per un totale di 54 ore di conversazione. I telefoni hanno iniziato a squillare subito e per i consulenti è stato un fuoco di fila di domande. Molti i dubbi di chi deve ancora presentare la domanda e di chi l'ha già inoltrata. Tra i problemi ricorrenti: tempi della sanatoria, conseguenze di errori di compilazione, validità della documentazione presentata, calcolo dei contributi. C'è molta incertezza anche sul reddito da prendere in considerazione nel caso delle colf (la risposta giusta è: il quadro RN4 di Unico o la casella 1 della parte B nel Cud). Hanno chiamato anche gli stranieri irregolari. In molti hanno chiesto dettagli sull'iter: qualcuno, con le carte in regola per emergere, ha voluto sapere cosa può fare se la famiglia non è disposta ad assumerlo legalmente. «Possono fare una segnalazione alla direzione provinciale del lavoro o ai patronati» spiega la consulente . Chi non assume e tiene un lavoratore in nero commette reato. Un grosso punto di domanda riguarda l'alloggio. In particolare, la dichiarazione di idoneità e la denuncia all'autorità entro 48 ore dall'occupazione dell'abitazione (o della stanza).