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Il “Rapporto Isee 2009” del ministero del Lavoro, pubblicato in questi giorni, descrive le nuove tendenze del welfare italiano. Il primo dato che colpisce è l’aumento del 15% delle domande di Dsu, cioè Dichiarazioni sostitutive uniche, le autocertificazioni dello stato di difficoltà dell’intera popolazione, cresciute in valore assoluto di 775mila unità rispetto all’anno precedente. Il welfare a condizioni agevolate ha riguardato, per il 2008, 14 milioni di italiani e stranieri residenti nel nostro Paese.
“L’importanza che il concetto di Stato sociale funzioni realmente- dice Denis Nesci, Presidente Nazionale Epas- rivestendo il ruolo di prezioso e sicuro punto di riferimento per tutti i cittadini, in special modo per quelli in maggiore difficoltà, è alla base dell’idea che il nostro Patronato ha del valore delle istituzioni. Noi crediamo fermamente alla necessità che questa idea trovi applicazioni pratiche nella quotidianità, in ogni aspetto e in tutte le situazioni. Si tratta di un’idea di non facile attuazione, ma è doveroso lavorare- aggiunge Nesci- affinché questo avvenga, perché, come ho già ribadito al convegno Epas dello scorso dicembre, le istituzioni devono avere la capacità di andare incontro alle esigenze dei cittadini, accorciando quelle distanze che, troppo spesso, minano la fiducia negli enti preposti al soddisfacimento dei bisogni delle persone”.
I risultati della ricerca confermano la forte concentrazione del “popolo Isee” al Sud, che raccoglie oltre il 60% del totale delle Dsu nonostante il Meridione ospiti solo poco più di un terzo dei residenti in Italia. In generale, i nuclei con Isee inferiore ai 10mila euro rappresentano i due terzi delle persone che vivono in condizioni disagiate. Tra le novità emerse, spicca l’aumento del numero di stranieri che, soprattutto al Nord, beneficiano degli aiuti: nel Nord-Est più del 20% dei richiedenti è nato all’estero, e tale percentuale diminuisce di poco se la si riferisce al Nord-Ovest (18%), mentre precipita se applicata ai richiedenti del Sud, dove solo il 4% è rappresentato da persone nate al di fuori dei confini nazionali.
Dall’analisi dei dati risulta evidente il ricorso a un welfare che si può definire sempre più territoriale, poiché oltre il 60% delle prestazioni richieste riguarda servizi erogati a livello locale: tra questi, i più gettonati sono relativi alla casa, al trasporto, all’esenzione dal ticket, ai servizi socio sanitari e all’istruzione, sia scolastica che universitaria.