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Una cassiera di un supermercato, il Gs di Viale Monza a Milano, si vede negato il diritto di andare in bagno. Lei, che soffre di ipertensione, attacchi di panico e diabete alto, e che per questi motivi ha un’invalidità del 50%, disobbedisce al divieto, ci va lo stesso, e sviene dopo aver misurato il diabete, che era altissimo; portata al pronto soccorso si riprende, ma le viene detto che è andata molto vicino al coma diabetico. Un’altra lavoratrice, dipendente alla Esselunga di Milano, ha incassato lo stesso paradossale diniego, e invece di opporvisi lo ha seguito, finendo per urinarsi addosso. Un terzo dipendente, che si è sentito rispondere picche alla richiesta di andare in bagno, ha invece reagito in maniera scomposta, tirando un oggetto di legno in testa al suo vice direttore: questo terzo episodio riguarda il supermercato Esselunga di Viale Umbria.
Le vicende brevemente raccontate non si riferiscono alle condizioni dei lavoratori del primo Novecento, ma narrano le incredibili vicissitudini che, purtroppo, ancora tante persone devono affrontare nel secolo XXI. Questi fatti, che possono sembrare dei tristi ma isolati casi singoli, motivati forse da una (ingiustificabile) ostilità personale nei confronti di uno specifico dipendente, sono invece figli di un preciso regolamento aziendale: in altre parole, invece di rappresentare delle sconcertanti eccezioni, incarnano la regola vigente in diversi ambienti lavorativi. Sintesi suprema di queste situazioni inverosimili è il fatto che nei punti vendita Carrefour, dal 1°febbraio 2010, i dipendenti potranno assentarsi solo una volta per turno per andare al bagno e, nel caso in cui sentissero la necessità di espletare i propri bisogni fisiologici per due volte nello stesso turno, dovranno esibire il certificato medico che attesti la veridicità di tali bisogni. La novità è legata alla riformulazione delle norme interne operata dalla multinazionale francese leader mondiale della grande distribuzione, operazione che comporterà cambiamenti significativi riguardo la pausa retribuita: chi vorrà fermarsi dieci minuti per un caffè, una sigaretta, una telefonata o per qualunque altro motivo dovrà recuperare il “tempo perduto”, e ogni dipendente non potrà andare in bagno più di una volta durante il proprio turno di lavoro.
Denis Nesci, Presidente Nazionale del Patronato Epas, non nasconde la propria sorpresa davanti a queste notizie, e dice: “Si tratta di misure che definire fuori dal tempo è fin troppo facile. Come Patronato che tutela i lavoratori crediamo fermamente che alcuni diritti dei dipendenti siano fuori discussione. È davvero inconcepibile che venga negato il permesso di andare in bagno, a rischio anche della salute di chi lavora. Ci auguriamo- aggiunge ancora Nesci- che queste norme rappresentino un incidente di percorso e che vengano rivisitate e improntate al buon senso”.