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Il lungo processo di emancipazione femminile iniziato nei primi decenni del XX secolo, con il quale le donne rivendicavano la parità dei sessi, vede oggi la sua realizzazione.
Non solo sono nate nel 2009 oltre 20mila imprese guidate da imprenditrici, ma inoltre è emerso che i profitti di aziende con rilevante presenza femminile raddoppiano rispetto a quelli tradizionali, nonostante in Italia la percentuale di donne con un occupazione sia pari al 47%.
Questi dati devono essere valutati soprattutto in funzione della situazione di crisi economica a cui le aziende hanno dovuto far fronte.
L’affermazione professionale è ormai essenziale ai fini della realizzazione personale di una donna in quanto permette di accrescere/potenziare il suo ruolo nella società.
Dare pari opportunità alle donne però, significa permettere ad una giovane mamma di poter conciliare il lavoro con l’impegno ad allevare ed educare i propri figli, ma il rapporto lavoro-famiglia resta ancora un nodo da sciogliere.
La maggior parte delle donne, il 21,8%, non accetta un lavoro fuori dalle mura domestiche perché desidera occuparsi totalmente della propria famiglia: decidere di educare “bene” i propri figli per molte donne significa, dunque, rinunciare ad un lavoro fuori casa.
Lo sviluppo degli asili nido può essere il vero strumento di sostegno alla famiglia; purtroppo solo il 6% dei bimbi italiani sotto i 3 anni accede a un nido, contro il 44% della Norvegia, il 40% della Svezia, il 26% delle Francia e il 39% del Belgio.
Si può dire allora concluso il processo di emancipazione, prendendo in considerazione i numerosi passi avanti nella vita sociale femminile, oppure sono ancora molti gli accorgimenti necessari affinché una donna possa essere attiva in società al 100%?