Un'indagine conoscitiva dell'Istat ha mostrato che con il protrarsi della crisi, le condizioni del mercato del lavoro in Europa sono andate peggiorando sia per gli uomini sia per le donne. In particolare guardando al lavoro femminile, il tasso di occupazione nell'insieme dei paesi dell'Ue registra, nel corso del 2009, progressivi arretramenti, posizionandosi al 58,7 %. Ciò che colpisce è che il tasso di occupazione delle donne in Italia rimane inferiore a quello medio degli altri Paesi Europei.
“Questa fotografia segnala il lungo percorso che il nostro Paese dovrà compiere, al fine di raggiungere gli obiettivi fissati a Lisbona, cioè un tasso di occupazione femminile pari al 60% nel 2010”, afferma il Presidente Nazionale dell’Epas Denis Nesci, il quale aggiunge: “Si tratta di condizioni che vanno decisamente mutate, non solo al fine di mantenere gli impegni assunti in sede europea, ma anche e soprattutto per corrispondere alle altrettanto legittime aspettative delle donne”.
“A tal proposito -continua il Presidente Epas Nesci- va rimarcata l’anomalia italiana, rilevata anche in numerosi studi internazionali, che caratterizza la presenza delle donne nel mercato del lavoro: a fronte di un elevato livello di scolarità, continuano a manifestarsi difficoltà nell’accesso, partecipazione, reinserimento e disparità nel trattamento retributivo”.
I dati Istat, inoltre, indicano una precoce uscita delle donne dal mercato del lavoro in seguito alla nascita di un figlio, pari al 27%, mostrando come in Italia, scegliere di diventare madre, diventa un fattore di criticità sul posto di lavoro, poiché le aziende non accolgono bene la maternità. E qui veniamo al ruolo della spesa pubblica. Su questo fronte l’Italia è particolarmente carente. In Danimarca la spesa in servizi all’infanzia è pari al 2,7% del PIL. In Italia la spesa complessiva per le famiglie non arriva all’1% del PIL e l’offerta dei servizi soddisfa solo una minima parte della domanda. Solo il 13,5% dei bambini di 1 e 2 anni è accudito nei nidi pubblici, mentre il 52,3% è accudito dai nonni quando la mamma lavora, ad indicare che la rete informale di sostegno è cruciale nel definire le possibilità di partecipazione al mercato del lavoro della madre.
“Credo che la prima cosa da comprendere- afferma ancora il presidente Epas Denis Nesci- è che l'occupazione femminile deve diventare il terzo ingrediente, insieme a produttività e retribuzioni, di una strategia nazionale che voglia davvero contrastare declino e disagio, per cercare di non rimanere indietro rispetto ad un contesto europeo”.
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