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La lotta al lavoro sommerso è una delle priorità nell’agenda politica del nostro Paese, perché riguarda una delle piaghe più radicate che da sempre tormentano l’Italia. Dopo i fatti di Rosarno, il problema è ritornato prepotentemente alla ribalta, riportando in superficie una di quelle situazioni che, sempre più, sono considerate alla stregua di mali endemici della nostra società.
“Il nostro Patronato si augura che la complessa operazione di controllo messa in piedi dalle istituzioni porti a risultati significativi- dice Denis Nesci, Presidente Nazionale dell’Ente di Patronato e di Assistenza Sociale- poiché l’oggetto dei controlli è di straordinaria importanza. Radicare una cultura della legalità nel Meridione, estirpando il lavoro nero, lo sfruttamento e l’incidenza della criminalità, significherebbe- continua il Presidente dell’Epas- rilanciare in maniera eccezionale tutte le potenzialità del Sud, vale a dire una forza enorme capace di portare benefici immensi a tutto il Paese”.
Il mese di gennaio si concluderà con una serie di controlli a pioggia nei confronti di 20mila aziende, al fine di avviare una lotta senza quartiere al lavoro nero, indirizzata a 4 regioni in particolare: Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. L’impegno governativo coinvolge 550 ispettori (500 delle regioni interessate a cui se ne aggiungono 50 provenienti da altre zone), richiederà una spesa di 1,9 milioni di euro e avrà nel mirino 10mila aziende agricole e altrettante edili. La scelta dei due settori in questione è stata fatta sulla base del forte impatto sociale generato da edilizia e agricoltura relativamente a problemi di ordine pubblico e di collegamenti con attività criminose, per cui si è reputato necessario intervenire in tal senso. È emersa, al riguardo, la necessità di dar vita a gruppi operativi comprendenti ispettori del lavoro, ispettori dell’Inps e militari dell’Arma dei Carabinieri.
Intanto il Ministero del Lavoro ha diffuso i dati relativi alle violazioni di lavoro nero accertate nel 2009, in base ai quali si nota una diminuzione delle violazioni di carattere formale (-28% per la tenuta del libro unico del lavoro), ma forti aumenti riguardo quelle relative al lavoro “nero” (+44%) e alla sicurezza sul lavoro (+53%); per quel che concerne altre violazioni, gli aumenti percentuali risultano stratosferici, basti pensare al +118% riguardo gli orari di lavoro, al +193% per appalti e somministrazioni, al +208% riferito al rispetto dello Statuto dei lavoratori e addirittura al +483% per le truffe nei confronti degli istituti.