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I discorsi sull’occupazione, le imprese e il futuro dei lavoratori si susseguono senza soluzione di continuità ormai da molto tempo, specialmente da quando la recessione economica è piombata nel Mondo industrializzato sconvolgendo le certezze di tanti Paesi. A questa schiera di studi e inchieste appartiene anche il sondaggio internazionale Kpmg, la società multinazionale con sede ad Amsterdam, condotto su un campione di 3.200 società con al massimo mille dipendenti, appartenenti a Italia, Spagna, Regno Unito, Francia, Germania, Irlanda, Belgio e Danimarca.
Il primo dato che emerge è che l’argomento occupazione continua ad apparire come un congegno parecchio complesso e delicato negli equilibri del sistema-lavoro italiano: il 71% delle imprese nostrane pensa di mantenere inalterata l’occupazione per i prossimi dodici mesi, e solo il 10% prevede di assumere altri dipendenti; a rendere più preoccupante questi dati interviene il 19% di aziende orientate a diminuire i propri livelli di occupazione. Inoltre, appare un’altra difficoltà relativa alla realtà imprenditoriale italiana, poiché solo il 15% delle aziende del nostro Paese ha in progetto l’espansione internazionale, attraverso il trasferimento di strutture e capitali, a fronte di una media europea del 25%. Quasi la metà delle imprese (Il 48% per l’esattezza) lamenta poi un’eccessiva pressione fiscale che ne frena la competitività, e il 45% individua come problema grave una burocrazia troppo pressante. Un altro dato dice che secondo il 46% delle imprese italiane interpellate rimarrà invariata la disponibilità delle banche a concedere nuovo credito, mentre il 20% si aspetta maggiori difficoltà in tal senso e il 34% si dimostra invece fiducioso per possibili miglioramenti. La strada della ripresa è dunque inesorabilmente in salita?
“Non prendere atto delle difficoltà presenti sarebbe totalmente fuori luogo, significherebbe non avere ben presente la realtà che ci circonda”, afferma il Presidente Nazionale del Patronato Epas, Denis Nesci, che però invita a non assecondare atteggiamenti catastrofisti, e aggiunge: “I margini per la ripresa sono comunque consistenti, e si basano anche sulla straordinaria risorsa rappresentata dalla capacità della rete imprenditoriale italiana di saper far fronte alle difficoltà e di competere a tutti i livelli sul mercato internazionale. Del resto lo steso sondaggio condotto dalla Kpmg evidenzia la fiducia delle aziende italiane in una ripresa in tempi anche brevi”.
Lo studio in questione, infatti, dice che secondo il 60% delle Pmi italiane (44% per quel che riguarda invece le imprese europee) la tanto agognata ripresa economica avverrà già sul finire del 2010, e che il 65% di esse vuole investire per lo sviluppo di prodotti o servizi innovativi. Se l’ottimismo viene direttamente dai protagonisti della vita economica del Paese, probabilmente inizia davvero a far capolino una piccola luce in fondo al tunnel della più grave crisi economica del dopoguerra.