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Tra i motivi che spingono le grandi imprese internazionali a scegliere di investire in un Paese piuttosto che in un altro, un ruolo sempre più importante è giocato dalla presenza di strutture e infrastrutture capaci di garantire un alto livello di vivibilità ai lavoratori: ciò vuol dire che, oltre alle ovvie valutazioni su costi di gestione, incidenza di particolari settori del mercato su un determinato territorio e rapporti politico-economici tra Stati, vengono prese sempre più in considerazione altre variabili, come appunto la qualità della vita che il Paese prescelto può garantire a chi presta il proprio lavoro.
La presenza sul territorio di università, scuole e asili diventa dunque un fattore sempre più decisivo in tal senso, rappresentando poi un elemento distintivo di grandissima rilevanza anche per la crescita economica all’interno di una nazione. Il portale “famigliaonline” ha evidenziato come la partecipazione femminile al mercato del lavoro sia influenzata in maniera importante dalla presenza di strutture ricettive a cui affidare i figli durante le ore lavorative, e non solo: il supporto alle famiglie agisce come un vero e proprio stimolo alla crescita naturale della popolazione, specialmente se inteso come potenziamento dei servizi piuttosto che sotto forma di fondi economici.
A dispetto di indagini che traducono in numeri delle realtà ormai abbastanza consolidate, in Italia si fa ancora parecchia fatica a tenere il ritmo richiesto in sede Europea: l’obiettivo del 33%, riferito ai posti disponibili negli asili nido per i bambini presenti, fissato a Lisbona nel 2000, non appare ancora alla portata di un Paese (il nostro) in cui sono presenti diversi problemi in questa direzione. Innanzitutto i finanziamenti sono costantemente insufficienti e, accanto a un male quasi endemico come la scarsezza di risorse economiche, se ne trovano molti altri: uno per tutti, la confusione riguardo le competenze in materia, considerando che sono ben 5 i Ministeri che hanno voce in capitolo (Istruzione, Welfare, Pari Opportunità, Dipartimento Politiche per la Famiglia, Pubblica Amministrazione).
“I numeri sanno essere impietosi- dice Denis Nesci, Presidente Nazionale del Patronato Epas- e vanno analizzati e interpretati con spirito critico se si punta davvero a crescere e migliorare. Quello degli asili nido è un problema reale che deve essere affrontato, considerando gli enormi benefici che una sua risoluzione positiva avrebbe per tutti, dai lavoratori alle aziende, fino addirittura (i dati dei sondaggi parlano chiaro) a influire in maniera importante sulla crescita economica globale del Paese. Bisogna trovare il modo- continua Nesci- di rendere disponibile il maggior numero di strutture per il maggior numero di persone possibili, affinché si garantiscano alle famiglie le condizioni essenziali per permettere loro di mettere al mondo dei figli; non tutti hanno disponibilità economiche tali da poter pagare cifre esorbitanti per mandare i propri bambini in asili nido privati e, molto spesso, per una baby-sitter. Non è giusto che fare figli sia un’impresa solo alla portata di chi vive in condizioni di agiatezza economica”.