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Torna indietro    da "EPAS NOTIZIE" del 24/02/2010

UE 2020, LA BANCA D'ITALIA FA IL PUNTO DELLA SITUAZIONE

Una maggiore omogeneità tra le diverse Regioni, con uno sforzo particolare del Meridione e verso il Meridione, in modo tale da limare considerevolmente le differenze esistenti nel nostro Paese e raggiungere gli obiettivi europei su materie come competitività e occupazione. Queste le indicazioni emerse dall’audizione in Commissione Bilancio della Camera dedicata al processo UE 2020, in cui il capo del servizio studi di struttura economica e finanziaria della Banca d’Italia, Daniele Franco, ha posto l’accento sui vari aspetti suscettibili di miglioramento.

Denis Nesci, Presidente Nazionale del Patronato Epas, esprime la propria opinione sull’argomento: “Il lavoro da fare su argomenti quali previdenza, progresso, legalità e sviluppo economico, rimane una priorità assoluta. La necessità di portare le diverse Regioni italiane allo stesso livello qualitativo in relazione a determinati servizi è ormai improrogabile, anche per consentire l’adozione di misure e provvedimenti validi per tutto il Paese. Solo in questo modo saremo in grado di garantire quel livello di competitività ed efficienza in linea con gli standard europei”.

Come è noto, è sempre più opportuno avviare un percorso di convergenza del Sud, chiamato ad adeguarsi ai livelli di sviluppo delle altre aree del Paese; a tale proposito, il rappresentante di Bankitalia ha illustrato in particolare l’importanza di ridurre le aree di evasione per poter puntare su un abbassamento della pressione fiscale, indispensabile per tutelare l’attività delle imprese sane. La diffusione delle attività economiche irregolari, infatti, comporta distorsioni significative nell’offerta di fattori produttivi e fenomeni di concorrenza sleale, ostacolando pesantemente la crescita delle aziende. Come a dire, le imprese oneste subiscono in maniera grave, per esse ma anche per l’intero sistema economico italiano, situazioni diffuse di evasione fiscale.

Per spiegare meglio la propria analisi, il dirigente della Banca d’Italia ha ancorato le sue dichiarazioni agli indicatori più importanti in materia, vale a dire gli obiettivi sanciti a Lisbona e la media dei Paesi dell’Europa a 15. In queste valutazioni si alternano luci e ombre: i progressi nel mercato del lavoro sono stati evidenti, anche se i traguardi posti nell’incontro avvenuto in Portogallo rimangono lontani, e su questo aspetto la crisi non può essere invocata come attenuante, poichè la situazione appariva già ben delineata in senso negativo prima che la recessione finanziaria sconvolgesse ulteriormente gli equilibri finanziari. Il nostro Paese, poi, ha compiuto progressi anche su quello che rappresenta il tasto dolente per tanti altri Stati, cioè il tasso di disoccupazione medio, sceso dal 10,1% del 2000 al 6,7% del 2008, e ha fatto registrare notevoli passi in avanti anche per quel che concerne sia l’occupazione maschile che quella femminile. Tuttavia permane un gap considerevole rispetto agli obiettivi europei, e ciò è riconducibile alla scarsa partecipazione al mercato del lavoro registrata al Sud, in special modo da parte dell’universo femminile.

Tra le situazioni segnalate nell’audizione alla Camera, ha trovato spazio anche la necessità di avere a disposizione un sistema di ammortizzatori in grado di tutelare il capitale umano e di favorire la mobilità dei lavoratori; l’Italia appare in ritardo anche riguardo la spesa per le politiche abitative e di contrasto all’esclusione sociale, oltre che per la mancanza di una misura nazionale di sostegno al reddito per chi è in condizioni di difficoltà economiche. Un altro aspetto da migliorare, non solo a livello nazionale, ma anche europeo, è la lotta alla povertà, tema su cui non sono stati fatti gli auspicati progressi.
 


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