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Il tema della rappresentanza femminile è diventato centrale nel dibattito politico, in una società in cui le donne stanno cercando rapidamente di colmare tutti i gap, acquisendo piena parità.
Dal 12 marzo, il decreto legislativo n.23/2010, riguardante la riforma delle Camere di Commercio, entrerà in vigore. In particolare il comma 2 dell’art. 3 della riforma stabilisce che lo statuto delle Cdc deve prevedere “norme per assicurare condizioni di pari opportunità tra uomo e donna ai sensi del decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198, e per promuovere la presenza di entrambi i sessi negli organi collegiali delle camere di commercio, nonché degli enti e aziende da esse dipendenti”.
“La novità del decreto sta proprio nell’obbligo di promozione delle quote rosa negli organi di vertice. Senza entrare nel merito della novità, è innegabile il dato dell’aumento del numero di aziende gestite da figure femminili- afferma Denis Nesci, Presidente Nazionale del Patronato EPAS sulla novità legislativa- Un imprenditore su quattro, oggi, è donna. Fare impresa, dunque, costituisce una via italiana all'attività lavorativa femminile, una via importante che rende le donne sempre più protagoniste del sistema produttivo italiano, e che di conseguenza può essere vista come una risposta al problema della disoccupazione femminile.”
Con questa legge di riordino, si dovrebbe assistere ad un aumento della presenza femminile negli organi camerali, fermo restando che le camere di commercio dovranno prima riconoscere ai comitati dell’imprenditoria femminile un ruolo attivo nella designazione dei propri consiglieri.
Questo decreto si pone sulla stessa scia del decreto legislativo n. 5 del 25 gennaio 2010, che in attuazione della direttiva comunitaria 54/2006 sulla parità di trattamento tra uomini e donne sul lavoro, aveva ottenuto il via libera dal Consiglio dei Ministri il 3 dicembre scorso e vietava la penalizzazione delle donne nei luoghi di lavoro, obbligando i datori a corrispondere lo stesso stipendio ad uomini e donne e sanzionando chi discrimina una donna sul luogo di lavoro.