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Torna indietro    da "EPAS NOTIZIE" del 15/03/2010

NESCI: OK AI WWWORKERS, MA SERVONO ANCHE SOLUZIONI DI AMPIO RESPIRO

Tante volte si è sentito dire che, in periodi critici per l’occupazione, il lavoro bisogna in un certo senso inventarselo. Il periodo attuale, segnato dalla grave crisi economica che ha falcidiato aziende di ogni settore ad ogni latitudine, rientra sicuramente nella categoria dei momenti storici più grigi per quel che concerne il mondo del lavoro, per cui la necessità di raschiare il fondo del barile e di armarsi di inventiva e coraggio diventa una sorta di percorso obbligato per migliaia di giovani che, attualmente, si trovano a fare i conti con una realtà lavorativa che appare, per molti versi, inaccessibile.

“La strada per l’occupazione è lastricata di difficoltà molto consistenti- dice Denis Nesci, Presidente Nazionale del Patronato Epas, nell’analizzare la situazione- e venirne a capo non è certamente agevole. Tuttavia lo spirito di iniziativa di moltissimi giovani, che con grande determinazione scelgono di non abbattersi, ma cercano nuove soluzioni, infonde coraggio alle generazioni di oggi, facendo ben sperare per il futuro”.

La via dell’intraprendenza si è arricchita di recente di una nuova parola, un termine molto particolare che associa il web al lavoro: wwworkers. Le nuove figure lavorative hanno dato vita a un vero e proprio fenomeno sociale innovativo, che nel 2010 dovrebbe allargare il numero degli “adepti” e proporre nuove soluzioni a un mercato occupazionale ancora statico. La cosiddetta “Generazione Y” si serve delle modalità tipiche del web per dar vita a un network di relazioni, trasformando la propria passione in un mestiere; in Italia l’uso delle tecnologie emergenti in contesti lavorativi è altissimo, al pari di quanto avviene in Cina e negli USA, e molto di più della situazione presente in altri Paesi all’avanguardia, come Germania e Giappone. I wwworkers puntano forte sull’incontro di due caratteristiche apparentemente troppo lontane, vale a dire la scelta di un posto virtuale e un forte radicamento sul territorio. In sostanza, la possibilità di lavorare da casa superando i limiti del telelavoro, in cui comunque si era soggetti a un “capo”, potendo contare su un sistema agile come quello della rete, senza rischiare di rimanere invischiati negli infiniti meandri della burocrazia, facendo fruttare le proprie competenze e i propri interessi: forse i wwworkers hanno indicato la strada maestra per risollevare le sorti del lavoro? In realtà le cose non vanno proprio così.

La storia di tanti giovani che, davanti ad oggettive ed enormi difficoltà lavorative, si rimboccano le maniche e puntano sulla propria fantasia per non restare senza occupazione, va sicuramente valutata in maniera positiva, ma pensare che possa realisticamente essere la chiave per superare i problemi di oggi è sbagliato. Innanzitutto, anche nei casi più felici, i ricavi non sono certo significativi, ma permettono solo al lavoratore di mantenersi, senza grandi garanzie per il futuro; e poi, il giro economico a cui si dà vita è limitato, in quanto non si creano nuove opportunità attraverso la sperimentazione di nuove strade, ma si riadattano mezzi già esistenti, e per giunta si punta dichiaratamente a trovare soluzioni “personali”, che non facciano affidamento su banche, pubblica amministrazione o enti di vario tipo, ma solo sulle proprie forze che, inevitabilmente, sono limitate. Non si crea dunque un nuovo circolo virtuoso di ricchezza, ma si mettono delle piccole toppe sui grandi strappi provocati dalla recessione.

“Premesso che le iniziative di tanti giovani meritano un plauso sincero e riconoscente- afferma ancora il Presidente dell’Epas Nesci- sarebbe un grave errore di superficialità affidare le speranze di ripresa economica a iniziative sporadiche o prive di una prospettiva d’insieme come quelle che hanno per protagonisti i wwworkers. È necessario intervenire in maniera robusta sul sistema economico, avere pazienza e il giusto coraggio per investire, sollecitando soprattutto le attività delle imprese. In tal modo- conclude Nesci- anche il lavoro e le energie di questi giovani potranno essere incanalati in maniera migliore e apportare un contributo molto più grande alla collettività”.


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