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Tra le riforme in atto, quella che investe il processo del lavoro, e in particolare l’arbitrato, è sicuramente tra le più chiacchierate, per via della delicatezza dell’argomento in questione; tra le novità più importanti trova spazio indubbiamente l’inserimento dei consulenti del lavoro in un collegio arbitrale. Questo passo rappresenta l’ultimo tassello dello sviluppo che la professione dei consulenti ha vissuto con l’evoluzione normativa del mondo occupazionale.
La figura del consulente del lavoro, che rientra tra le professioni protette, ha origine con l’istituzione dell’albo professionale, avvenuta per mezzo della legge n. 1081 del 1964: un’ulteriore e decisiva disciplina della categoria si è avuta con la legge n.12 del 1979, con la quale si è provveduto a chiarirne aspetti fondamentali come l’oggetto, i requisiti per l’iscrizione all’albo, le modalità di esercizio della professione, le norme contro l’esercizio abusivo e il segreto professionale. Negli anni il consulente è diventato sempre più protagonista nell’universo lavorativo, curando il rapporto tra aziende e istituzioni (es. Inps, Inail, Direzione provinciale del lavoro), l’inquadramento contrattuale e i vari aspetti in materia di diritto del lavoro, con competenze che possono spaziare fino al ramo fiscale, alla consulenza societaria e alla tenuta delle scritture contabili. L’aumento di prestigio e di responsabilità di questa figura, che come detto è stato sancito dalla recente riforma, ha posto l’attenzione anche sulla necessità di intervenire sul processo formativo dei nuovi professionisti: a tale riguardo, si pensa ad un incremento dei corsi di laurea in “Consulente del lavoro”, peraltro già presenti in diversi atenei italiani.
La crescita di questa categoria è testimoniata dai numeri sempre più importanti che ne certificano l’affidabilità: sono circa 8 milioni i rapporti di lavoro gestiti dai consulenti, che rappresentano un vero e proprio punto di riferimento soprattutto per le piccole e medie imprese. L’esercito rappresentato da questi professionisti continua a crescere di numero, e seguendo una tendenza comune a moltissimi settori, anche in questo caso è la percentuale di occupati al femminile a far registrare i progressi più corposi (+14,5% dal 2005 al 2008, mentre gli uomini segnano un +4,1%). Analizzando la crescita dal punto di vista demografico, il 27,9% dei nuovi consulenti è under 39, e il contributo fornito dalle regioni centro-meridionali è sempre più consistente.
“L’attuale, moderna sfida per i consulenti del lavoro- secondo il Presidente Nazionale del Patronato Epas, Denis Nesci- è rappresentata dalla nuova veste sociale che li porta ad assumere nuovi compiti: promuovere l’occupazione, puntando forte su formazione e consulenza alle imprese che escono dalla crisi, diventa sempre più importante. Se questa categoria saprà cavalcare gli eventi nel modo giusto- continua Nesci- potrà rappresentare, da subito, una sorta di valore aggiunto nel panorama professionale italiano ed europeo”.