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La politica dei tagli non risparmia neppure il diritto allo studio: per il 2009 i finanziamenti statali sono calati del 14%, ovvero 35 milioni di euro “strappati” alle borse di studio legate al reddito; resta invariato solo il fondo per i libri di testo.
Ad attutire tale situazione, ci hanno pensato gli enti sul territorio aumentando i budget statali, che però non sempre sono riusciti ad evitare situazioni difficili per le famiglie che, in seguito alla crisi economica, hanno già subito la perdita del lavoro di almeno un componente.
In Emilia Romagna, ad esempio, a causa della riduzione della quota statale dell11%, la regione è intervenuta con un supporto di tre milioni e mezzo, mentre il Piemonte sborsa 71 milioni per il diritto allo studio.
Inoltre, tutte le regioni a statuto speciale hanno visto svanire gli effetti positivi della compensazione dei fondi dal 2006 al 2008 in seguito a una sentenza della Corte Costituzionale.
Insomma, a conti fatti, dalle casse dello Stato sono usciti 223 milioni di euro, mentre il contributo regionale equivale a 506 milioni.
Le regioni, con il sistema delle doti, hanno attenuato il “colpo”, riconoscendo un budget alle famiglie, da spendere per il diritto allo studio dei figli, assegnato in base al reddito o al merito, garantendo così la possibilità di continuare un percorso formativo fondamentale per la crescita non solo del singolo, ma anche e soprattutto dell’intera società.