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Torna indietro    da "EPAS NOTIZIE" del 26/03/2010

NUOVE REGOLE PER DIVORZI DI COPPIE INTERNAZIONALI

Il vecchio proverbio che invita a non entrare nel merito di faccende coniugali, lasciando che siano moglie e marito a risolvere le proprie controversie, appare sempre più inapplicabile nell’epoca delle norme a carattere europeo, come quella appunto riferita ai cosiddetti “divorzi cross border”. Da Bruxelles, infatti, la Commissione europea ha avanzato una proposta che pare destinata ad avere grande successo nell’insieme di leggi per gli Stati membri, e che sembra possa permettere di superare le innumerevoli (e quanto mai inopportune) complicazioni burocratiche legate a un momento così delicato e difficile come quello rappresentato dal divorzio.

“Il divorzio rappresenta un momento sicuramente molto triste per chi lo vive- dice al riguardo Denis Nesci, Presidente Nazionale del Patronato Epas- e diventa ancor più pesante trovarsi a fare i conti con cavilli burocratici di ogni genere, specialmente se l’ordinamento giuridico di riferimento riguarda norme di un Paese straniero. Fare qualcosa in tal senso è assolutamente necessario, è un segno di civiltà e di attenzione per il cittadino inteso come persona”.

L’espressione chiave di questa soluzione è “Cooperazione rafforzata”, vale a dire una procedura decisionale che consente a un certo numero di Stati di applicare norme valide solo per essi, senza l’obbligo di estensione per gli altri Governi; questa scelta permette dunque l’adozione di soluzioni per un numero limitato di Paesi membri (almeno un terzo), ed è stata istituzionalizzata nel maggio del 1999 con l’entrata in vigore del Trattato di Amsterdam. Di questo strumento, per dare vita a una nuova regolamentazione dei divorzi tra coniugi di Paesi diversi, si sono serviti 10 Stati: Austria, Bulgaria, Francia, Grecia, Italia, Lussemburgo, Romania, Slovenia, Spagna e Ungheria.

Grazie a questa soluzione, sarà dunque possibile evitare che un dramma personale possa appesantirsi di un fardello economico rilevante e di una logorante dilatazione dei tempi, così come dice anche il Commissario dell’Unione europea Viviane Reding: troppo spesso, infatti, la fine dei matrimoni fra coniugi appartenenti a Stati diversi ha dato vita a notevoli problemi legati alle differenze giuridiche dei Paesi di provenienza. Per ovviare a queste difficoltà, le nuove regole permetterebbero alle coppie internazionali di scegliere la legge da applicare al loro divorzio, per evitare di dover misurarsi con un sistema giuridico che non conoscono e che probabilmente si rivelerà di difficile comprensione. Al fine di evitare che, in caso di controversie, uno dei due coniugi imponga all’altro la legislazione del Paese per lui più conveniente, la legge prevede che la scelta debba comunque essere legata a criteri ben precisi. La Reding ribadisce quindi che, con la nuova normativa, sarebbero maggiormente tutelati il coniuge più debole ed eventualmente i figli della coppia. La Commissione Europea, inoltre, ha fatto sapere che a breve provvederà a regolare la spartizione dei beni in questo tipo di divorzi.

“La possibilità che i coniugi alle prese con il divorzio possano contare sulla semplificazione delle procedure- commenta ancora Nesci- è motivo di grande sollievo per chi si troverà in una situazione di questo tipo, ma è anche e soprattutto un segno della volontà di far sì che davanti alla legge vengano davvero tutelati i diritti di tutti, come ad esempio del coniuge meno abbiente, che finora si è trovato in balìa delle scelte di quello più facoltoso”.


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