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Carenza di diplomati, troppe lauree in materie umanistiche, linguistiche, socio-politiche e psicologiche: ecco perché le università sfornano potenziali disoccupati. Le aziende infatti, soprattutto in periodi di crisi come quello attuale, richiedono differenti preparazioni. Tra le necessità prevalenti , sono maggiormente ricercati i diplomati nel settore meccanico ed elettronico o i laureati in ingegneria, economia e medicina.
E così, la tendenza dei cittadini italiani a sottovalutare o addirittura rifiutare i lavori più umili, ha fatto sì che aumentassero i flussi migratori, frutto di numerose polemiche. Tra le cause di tali fenomeni, le lauree brevi, giudicate di infima qualificazione, la mancanza di “numero chiuso” come filtro, e il federalismo degli atenei, che ha moltiplicato le sedi a discapito dell’eccellenza.
Inoltre, tra le ragioni culturali, la scelta di indirizzo sempre meno “difficile”, con previsione di un lavoro meno impegnativo, risulta un elemento rilevante al fine della percentuale di disoccupazione giovanile, in continuo aumento.
Le soluzioni proposte “toccano” il sistema scolastico, perché dietro il lavoro di una società non può non esserci una base culturale solida e stabile, ecco perché devono essere maggiormente favoriti i meritevoli e bisogna spendere nella ricerca e coltivare le eccellenze.