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Che sia la nuova frontiera dell’economia pare ormai cosa assodata; che venga sfruttata già adesso nel miglior modo possibile, traendo il massimo da una miniera pressoché inesauribile di risorse grazie all’aiuto di leggi e regolamenti chiari e agili, pare invece un’affermazione un po’ azzardata, specialmente nel nostro Paese: si tratta della green economy, una delle più grandi rivoluzioni in assoluto dell’economia, e in particolare per quel che riguarda la capacità di coniugare in un sol colpo guadagni e rispetto per l’ambiente, voci apparentemente in antitesi.
“L’attenzione da rivolgere a tutto ciò che può in qualche modo favorire il rilancio economico deve essere totale e bisogna appoggiare incondizionatamente tutti ciò che può stimolare la ripresa- è il pensiero di Denis Nesci, Presidente Nazionale del Patronato Epas- ancor di più se alla crescita dell’economia si riesce ad abbinare la tutela dell’ambiente”.
Le energie rinnovabili continuano a crescere considerevolmente in tutto il mondo, aprendo nuovi scenari per la salute del Pianeta e per lo sviluppo economico e occupazionale. L’Italia ha tutte le carte in regola per recitare un ruolo da protagonista in questo settore, poiché dispone di importanti qualità in tal senso: tecnologia, condizioni climatiche, industrie, tutto ciò che occorre insomma per operare un decisivo salto di qualità e ritagliarsi uno spazio di primissimo piano nell’ambito dell’energia verde. In effetti nel 2009 i progressi sono testimoniati da una crescita del 72% dal 2008 al 2009 riguardo al fotovoltaico, cosa che ci ha fatto balzare al secondo posto nel mercato mondiale, e anche dai miglioramenti riguardo l’energia eolica, con l’Italia sopravanzata solo da Spagna e Germania in tutta Europa.
Tuttavia l’Italia presenta delle lacune abbastanza gravi nell’ambito in questione, poiché proprio nel momento attuale, quello in cui bisognerebbe investire senza riserve su queste tecnologie, esistono degli ostacoli che si frappongono a uno sviluppo che potrebbe essere eccezionale. Innanzitutto, si avverte l’assenza di regole certe e di programmi politici di sviluppo all’altezza della situazione, poiché manca una vera e propria linea nazionale capace di guidare la costruzione e l’utilizzo di impianti di questo tipo, e le regole esistenti sono improntate a una burocrazia eccessiva, che non fa altro che paralizzare lo sviluppo del settore fotovoltaico, in particolare in determinate aree geografiche, ad esempio il Meridione.
“Vista la situazione del nostro Paese, non approfittare delle ricchezze di cui disponiamo sarebbe un delitto- dice ancora Denis Nesci- poiché caratteristiche climatiche, tecnologiche e imprenditoriali ottimali come le nostre devono per forza essere messe a frutto per il bene di tutti. In più –aggiunge il Presidente Epas- Abbiamo la possibilità di investire su fonti energetiche redditizie, economiche e pulite e credo sia opportuno fare tutto ciò che serve, anche a livello legislativo e burocratico, per sbloccare troppe situazioni ancora inspiegabilmente ferme”.