In seguito ad un caso di poliomielite contratta da un bambino attraverso una vaccinazione, effettuata da un medico della Usl senza avere prima eseguito i dovuti accertamenti sulle condizioni di salute, la Corte territoriale aveva riconosciuto il diritto del padre e della madre del bambino ad essere indennizzati singolarmente per il danno non patrimoniale da essi subito, rifiutando il ricorso di una regione e della gestione liquidatoria di una Usl, in cui si riteneva non congrua la somma assegnata ai genitori, liquidata loro globalmente.
Accertato che il medico avrebbe potuto evitare l’accaduto con doverosi controlli, la Suprema Corte ha evidenziato la responsabilità dell’ente sanitario; infatti, richiamati ancora i principi in materia di danno non patrimoniale espressi dalle Sezioni Unite, la sentenza 5190/10 ha confermato la correttezza della decisione di appello di considerare i danni per ciascuno dei coniugi, “in relazione alla vita di relazione e al dovere di assistenza continua e solidale al figlio poliomielitico per il resto della sua vita dolorosa”.