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Di fronte alle difficoltà economiche con cui la nostra società si trova a “combattere”, lo stage sembra essere un appiglio per i molti giovani (ma non solo) disoccupati.
Le attese e le speranze di un impiego sicuro, però, sembrano svanire quando ci si ritrova ancora a ripetere quell'occasione, in cui ci si avvicina al mondo della aziende e ci si predispone a imparare, che dovrebbe essere unica come tutte le esperienze di scoperta. Il 19 per cento dei giovani ha fatto almeno tre stage e qualcuno ne ha anche più di cinque nel curriculum; i dati, forniti dall’Isfol Orientaonline e dalla Repubblica degli Stagisti, evidenziano che solo il 21 per cento dei tremila giovani circa che hanno partecipato al sondaggio online riceve un'offerta di contratto, e solo il 2 per cento ha la "fortuna" che questo contratto sia a tempo indeterminato.
Lo stagista è, spesso, alle prese con numerose difficoltà, dovute alla lontananza tra la propria città e la sede operativa: il 26% degli interpellati è stato costretto a trasferirsi altrove, mentre un altro 25% ha scoperto la complessità della vita dei pendolari, con conseguente dispendio economico; oltre la metà degli stage non prevede alcun rimborso, per gli altri si tratta, molte volte, di un rimborso spese che oscilla tra i 250 e i 500 euro.
Quanto alla concretizzazione di un impiego i numeri parlano chiaro: solo all'8 per cento dei tirocinanti viene offerto un contratto, e per il 6 per cento si tratta di un contratto a tempo determinato. Prendendo in considerazione le piccole aziende, nel 54 per cento dei casi non hanno proposto ai tirocinanti né una proroga dello stage né tantomeno un contratto di lavoro; sono le realtà aziendali più grandi a dare più occasioni agli stagisti tendendo a prorogare lo stage più di quanto accada in quelle più piccole, proponendo effettive proposte di lavoro.