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Torna indietro    da "EPAS NOTIZIE" del 10/06/2010

OSTACOLI BUROCRATICI SULLA STRADA DELLE IMPRESE

“In un momento in cui si discute di sprechi e di spese inutili e con il dibattito sulla manovra economica giunto a un momento determinante- sono le parole del Presidente Nazionale del Patronato Epas, Denis Nesci- fa un certo effetto sentire i dati comunicati in occasione dell’assemblea annuale di Confartigianato; è a nostro avviso fondamentale- afferma ancora il Presidente Epas- prendere pienamente coscienza dei gravi danni alla collettività che sorgono dall’eccessiva burocrazia che purtroppo caratterizza ancora il mondo imprenditoriale italiano”.

Il pensiero di Denis Nesci esprime in maniera netta ed inequivocabile la preoccupazione per l’esistenza di “ostacoli di carta” sulla strada del pieno compimento del salto di qualità di un settore che definire di assoluta importanza è un eufemismo.

“L’affermarsi di un sistema aziendale vario e funzionale è una delle priorità del nostro Paese- continua ancora nella sua analisi il Presidente Nesci- ed è inammissibile che la buona volontà, il coraggio e lo spirito di iniziativa di tantissimi imprenditori vadano ad incagliarsi nelle paludi della burocrazia. Intervenire è doveroso se si vuole davvero dare un segnale forte di competitività e per rilanciare una fonte di ricchezza che, per l’Italia, è irrinunciabile”.

I costi della burocrazia sono ormai intollerabili, aggirandosi intorno ai 16,6 miliardi di euro all’anno, una cifra che si avvicina molto a un punto del Prodotto Interno Lordo; si tratta di una quota astronomica, che rapportata a un singolo imprenditore è pari a 12.334 euro l’anno. Se al mero calcolo economico si va ad aggiungere la lunghezza dell’iter legislativo e la sua inestricabile complessità, si capisce che il prezzo pagato dall’efficienza alla burocrazia è salatissimo. Tanto per fare un esempio, la procedura per la costruzione di un immobile commerciale in Italia supera i 100 giorni, quando negli Stati Uniti le autorizzazioni si ottengono in circa 40 giorni, e tutto ciò nonostante il numero dei passaggi in Italia sia di 14 a fronte dei 19 necessari negli USA.

“La strada della semplificazione deve fare i conti con moltissime difficoltà- conclude Nesci- ma qualcosa in tal senso è stato fatto: basti pensare all’introduzione di ComUnica, norma che unifica le quattro precedenti procedure per l’iscrizione a Inps, Inail, Agenzia delle Entrate e Registro delle Imprese”.
 
La Banca Mondiale colloca l’Italia al 78° posto per quel che concerne la facilità di fare impresa nel 2010: si tratta di un dato non solo poco lusinghiero, ma ormai insostenibile per un’economia come la nostra. In tal senso, basti pensare che la produttività italiana potrebbe crescere addirittura del 6% se si riuscisse a mettere in piedi un sistema burocratico come quello presente negli altri Paesi Europei.
 


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