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Torna indietro    da "EPAS NOTIZIE" del 05/07/2010

DONNE E LAVORO, FARE DI PIÙ È D'OBBLIGO
“I numeri dicono che, sebbene siano stati compiuti notevoli passi in avanti in tal senso, bisogna fare di più per incentivare l’occupazione femminile nel nostro Paese; sappiamo che siamo di fronte ad un argomento ampiamente trattato dalle istituzioni negli ultimi anni, ma confidiamo nell’intensificarsi delle politiche atte a favorire l’impiego delle donne e a tutelarne i diritti fondamentali, in primis quello alla maternità”.

Così si esprime Denis Nesci, Presidente Nazionale del Patronato Epas, in relazione alla situazione presente in Italia per quel che concerne l’occupazione femminile: dal raffronto con gli altri Stati dell’Unione Europea emerge come il nostro Paese sia tra quelli più in difficoltà nel garantire un livello elevato di diritti e tutele alle lavoratrici, tanto nel settore pubblico che in quello privato. Nonostante gli sforzi in materia legislativa e le innovazioni normative, rimane un gap considerevole fra le donne che lavorano in Italia e quelle impiegate nel resto d’Europa, così come tra le donne e gli uomini italiani.

Il terreno su cui si deve intervenire è molto vasto, e va a toccare tantissime voci che, se migliorate, darebbero vita al tanto auspicato salto di qualità in ambito di occupazione femminile; operando infatti su temi quali i congedi parentali, gli orari di lavoro e la realizzazione di strutture adeguate, come ad esempio gli asili, si riuscirebbe a dare forse la sterzata decisiva per mettere definitivamente in carreggiata l’Italia lungo la strada tracciata da tanti altri Paesi.

Sicuramente le possibili modalità di intervento sono molteplici- aggiunge il Presidente Nazionale Epas- ed è doveroso fare tutto ciò che si può per andare incontro alle esigenze delle famiglie italiane; davanti alla necessità di rilanciare l’occupazione in generale e di far ripartire l’economia del nostro Paese, il persistere di lacune grossolane- dice ancora Denis Nesci- come per esempio l’inadeguatezza delle strutture per l’accoglienza dei figli di coppie lavoratrici, è inammissibile e non più tollerabile”.

Occorre dunque dare un seguito agli importantissimi passi mossi finora, concretizzatisi in leggi che hanno via via sancito la parità uomo-donna al lavoro, la tutela delle lavoratrici madri e la condivisione della maternità. Una possibile svolta è stata individuata da più parti con la legge 53 del 2000, con la quale si è stabilita la condivisone della gestione dei figli tra marito e moglie, attraverso l’affermazione del principio secondo cui entrambi i genitori hanno diritto ad un periodo di astensione dal lavoro pari complessivamente a 11 mesi. Sul solco di questa legge, e di tutte le altre che verranno, è più che mai opportuno fare in modo che la realtà quotidiana sia davvero in grado di recepire queste novità fornendo alle famiglie l’appoggio imprescindibile di quei servizi fondamentali perché si realizzi davvero, e non solo a livello teorico, la tanto agognata uguaglianza tra uomini e donne.
 


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