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Gli infortuni sul lavoro, che nei casi più drammatici danno origine al terribile fardello delle morti bianche, rappresentano una piaga sociale che da sempre si cerca di combattere attraverso sentenze, modifiche, leggi e soprattutto, specialmente negli ultimi anni, con un processo di educazione alla legalità che vuole ribadire la necessità di osservare le più elementari regole di sicurezza applicate al mondo occupazionale. Attraverso la diffusione sempre più capillare di una cultura della prevenzione e l’inasprimento delle pene per chi si sottrae ad obblighi fondamentali per garantire l’incolumità dei lavoratori, si può arrivare a risultati degni di un Paese progredito.
La lotta senza quartiere alle inadempienze relative alla sicurezza sul lavoro, insieme alla presa di coscienza da parte di un numero sempre più folto di dipendenti, che grazie alla certezza di poter godere di tutele maggiori rispetto al passato tendono sempre più a far valere i propri diritti, ha dato i suoi frutti, come svelano i dati amministrativi sugli infortuni resi noti dall’Inail. Si tratta di numeri incoraggianti, anche se, ovviamente, vista l’importanza dell’argomento, è obbligatorio continuare lungo questa strada e migliorare ulteriormente.
“Il lavoro- afferma il Presidente Nazionale del patronato Epas, Denis Nesci- è il fulcro della società, è inutile soffermarsi troppo su questo tipo di considerazione, vista la sua ovvietà. Ciò che dovrebbe essere altrettanto indubbio- aggiunge Nesci- è che non si può morire sul posto di lavoro a causa della negligenza nel trascurare regole tanto banali quanto fondamentali. È assolutamente necessario che la presa di coscienza di datori di lavoro e lavoratori, nell’ambito della sicurezza, sia totale e non vada incontro ad eccezioni di sorta: ogni minimo errore significherebbe una sottovalutazione incosciente e irresponsabile di pericoli reali”.
I dati comunicati dall’Istituto assicurativo tracciano un quadro sicuramente più incoraggiante rispetto al passato, poiché parlano di una diminuzione degli infortuni sul lavoro pari al 9,7% nel 2009, un calo a cui si accompagna quello del 6,3 % relativo agli incidenti mortali. Il dato trasmesso dall’Inail è di grandissima importanza anche perché testimonia il calo più importante di questi infortuni dal 1993 ad oggi, anno in cui si toccò la quota di -11,7%. A giocare un ruolo comunque definito di secondaria importanza è stata la crisi economica: l’aumento della disoccupazione ha certamente fatto diminuire l’esposizione al rischio infortuni, anche se in maniera definita trascurabile dagli esperti.
“Il risultato positivo raggiunto nell’ambito della diminuzione degli infortuni non va attribuito alla recessione- è il pensiero del Presidente Nesci, deciso a non minimizzare i meriti di chi conduce ogni giorno questa difficile battaglia in favore della sicurezza applicata al lavoro- ma ad una serie di accorgimenti e di regole sicuramente importanti, frutto del lavoro di tante persone da sempre impegnate a garantire la sicurezza a chi, ogni mattina, esce di casa per andare a svolgere il proprio dovere, mettendo a disposizione della società le proprie competenze, il proprio tempo e tutto l’impegno possibile. Di sicuro rimane ancora tantissimo da fare in tal senso- conclude Nesci- e sentirsi appagati sarebbe un errore imperdonabile, soprattutto adesso che la strada per un miglioramento costante sembra essere stata tracciata”.