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Torna indietro    da "EPAS NOTIZIE" del 28/07/2010

POST-MATURITÀ, ECCO IL DILEMMA PER LA SCELTA UNIVERSITARIA

Già immersi nella bella stagione, molti ragazzi ormai hanno in mente solo una parola: vacanza. Ma se da un lato la spensieratezza post-maturità ha preso il sopravvento, ora più che mai è il momento di prendere una decisione determinante, una fra le più importanti della carriera scolastica: quale corso universitario intraprendere?

“Per moltissimi studenti- dice Denis Nesci, Presidente Nazionale del Patronato Epas- la tensione e le emozioni per gli esami di maturità appena sostenuti lasciano spazio a momenti di grande incertezza circa le scelte per l’immediato futuro, scelte che avranno un grandissimo peso sul loro avvenire. A tutti loro auguro di poter valutare con serenità tutte le possibilità che hanno di fronte- aggiunge Nesci- tenendo ben presente che l’università va vissuta come l’introduzione al mondo del lavoro”.

E allora ci si ritrova a fare i conti con numerose facoltà, vere e proprie città universitarie, test d’ingresso, e molto altro ancora che rappresenta per i ragazzi, molto spesso, un salto nel vuoto. Secondo un’indagine condotta da Repubblica, è emerso che 18 ragazzi su 100 immatricolati al primo anno universitario trovano difficoltà insormontabili e lasciano prestissimo la facoltà che avevano scelto. I giovani, almeno quelli analizzati dallo studio, scelgono soprattutto il gruppo di studi economico-statistico, il politico sociale, e l'area giuridica e ingegneria. Poco meno di dieci su cento scelgono corsi dell'area letteraria.

A indagare il livello di gradimento delle materie dei corsi universitari e il loro livello di diffusione è uno studio realizzato da Almalaurea, il consorzio che coinvolge 60 atenei italiani. I dati rilevano che tra le facoltà che vanno per la maggiore si trovano nell’ordine: scienze motorie, ingegneria civile, architettura e le scienze mediche seguite da psicologia e scienze giuridiche. Poi lingue e letterature moderne. Tra le meno gradite invece, compaiono geografia (lo dice il 55 per cento degli intervistati), scienze antropologiche (il 47 per cento) e statistica.

Il direttore del consorzio si esrime affermando che "Questi dati aprono un baratro e dicono che la funzione di orientamento è molto più delicata e necessaria di quanto si creda. Si deve fare molto di più, si vuole evitare che i danni alla società, acuiti dalla scarsità di risorse messe a disposizione, diventino un costo insostenibile, soprattutto per i ragazzi". Ancora una volta viene richiamata in gioco l’importanza della formazione, come fondamento imprescindibile non solo per un ambito lavorativo specifico, ma anche e soprattutto per la crescita personale delle nuove generazioni.

 


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