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L’intera collettività internazionale si stringe accanto alla triste vicenda di Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna iraniana di 43 anni condannata a morte per adulterio ed omicidio.
Come è tristemente noto, l’Iran aderisce alla concezione islamica in cui è intrinseca la lapidazione, diritto strutturato sulla legge coranica. I reati attribuiti alla donna, infatti, fanno parte di un insieme più numeroso di trasgressioni, che la cultura musulmana punisce con l’estremo gesto della lapidazione, giustificandolo come legge religiosa.
Numerose iniziative partono continuamente da tutto il mondo per sostenere Sakineh Mohammadi Ashtiani, affinchè la donna non venga uccisa; la Francia è arrivata a chiedere all'Ue di imporre nuove sanzioni a Teheran se la condanna a morte sarà eseguita.
Attualmente: “L'applicazione della sentenza è stata bloccata ed è in corso un riesame da parte della magistratura”, ha riferito il portavoce del ministero degli Esteri, Ramin Mehmanparast.
La magistratura iraniana di fronte a tutto ciò si difende affermando che le accuse sono state provate.
La portata di tale eventi non può non investire la sensibilità dell’intera comunità; un famoso detto afferma che “l’unione fa la forza”, e allora non ci resta che sperare che il polverone alzato da tutte le iniziative nate a favore Sakineh, costituisca un freno incisivo e decisivo a quello che nell’ormai emancipata società del 2010 rappresenta ancora il timore di molte donne musulmane.