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Le difficili condizioni che tutta la Nazione ha subito negli ultimi anni, a causa della pesante crisi che ci ha visto protagonisti di situazioni lavorative incerte e senza fondamenta, hanno fatto sì che la popolazione si adattasse alla situazione vigente. Siamo ormai da tempo alle prese con il precariato, che ha costretto molti dipendenti alla conversione in contratti part-time per evitare il rischio del licenziamento; per ottenere, però, un salario dignitoso molti di questi hanno deciso di essere impiegati in più attività lavorative, in alcuni casi “in nero”.
“La tremenda crisi economica - sono le parole di Denis Nesci, Presidente Nazionale del Patronato Epas- non ha ancora finito di attanagliare l’economia tanti Paesi, soffocando molte risorse e complicando parecchio l’universo lavorativo. Anche l’Italia è finita nella morsa della recessione e per tirarsi fuori- aggiunge il Presidente Nesci- è indispensabile saper indirizzare i provvedimenti lungo la strada della ripresa privilegiando senza tentennamenti di sorta il rilancio occupazionale con misure mirate e coraggiose”.
Secondo i dati Istat è emerso che, a fronte di 24.838.000 occupati in media annua, ci sono invece 29.617.000 posizioni lavorative (tra regolari e irregolari) con una percentuale di irregolarità, nel complesso, del 17,6%. Analizzando i vari ambiti lavorativi ci si accorge che all'interno del comparto del commercio, ad avere la percentuale più alta, sia di doppio lavoro che di sommerso, sono il settore degli alberghi e dei pubblici esercizi, dei trasporti e delle comunicazioni. Il caso delle costruzioni resta a sé costituendo un reparto ad alto utilizzo di lavoro irregolare dovuto alle continue aperture e chiusure di differenti cantieri.
Prendendo in considerazione il settore dell’agricoltura i numeri parlano chiaro: nel 2009 c’erano 979.000 occupati nel settore, mentre nello stesso anno risultavano 1.837.000 posizioni lavorative. Un’indagine condotta dagli ispettori del Ministero del Lavoro, INAIL, Inps e Forze dell'ordine risalente a maggio 2010 conferma l’illegalità di tale situazione agricola soprattutto nelle regioni del sud: in Calabria sono state ispezionate 64 aziende agricole, di cui 40 sono risultate irregolari (il 63% complessivo), per quanto riguarda la Campania ne sono state ispezionate 556, di cui 235 risultate irregolari (il 42%), e infine, In Puglia, delle 334 aziende edili prese in considerazione, 199 sono risultate irregolari (il 60%).
“Dunque è chiaro- dice ancora il Presidente Nazionale Epas- che il lavoro sommerso, se pur diminuito nel tempo, rappresenta ancora una lacuna a cui l’intera collettività deve porre rimedio, impiegando le proprie forze e la propria dignità per fronteggiare tale reato che, pur apparendo spesso come una soluzione, rappresenta in realtà un grave danno per l’intera collettività. Proprio la superficialità nel valutare questo fenomeno- conclude Denis Nesci- ha trasformato in un’autentica piaga sociale un problema che non è più possibile affrontare in maniera poco decisa”.