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Il Parlamento Europeo ha approvato delle modifiche alle direttive in materia di congedo minimo di maternità, aumentandolo da 14 a 20 settimane ed introducendo “almeno due settimane” di assenza dal lavoro a paga completa per il padre naturale del neonato, da prendere subito dopo il parto della moglie o durante il periodo del congedo di maternità.
“In una società in continua evoluzione –afferma Denis Nesci, Presidente Nazionale del Patronato Epas- è normale che anche le leggi debbano saper stare al passo coi tempi e adeguarsi alla realtà dei fatti. Le norme -sostiene ancora Nesci- devono essere pensate e approvate per regolare il corso della vita di tutti i cittadini, ponendo una particolare attenzione agli sviluppi in atto e alle nuove realtà che vanno via via consolidandosi”.
Attualmente l’Italia ha una delle legislazioni più favorevoli in Europa e dunque la nuova normativa europea riguardante l’estensione da 14 a 20 settimane non avrebbe un forte impatto: le donne hanno diritto, infatti, a due mesi di congedo prima del parto e ad altri tre mesi dopo il parto. Ma la situazione economica potrebbe migliorare visto che oggi le lavoratrici partorienti percepiscono uno stipendio (salvo patti aziendali) ridotto all'80 per cento, mentre la nuova normativa europea prevedrebbe una retribuzione pari al 100% dello stipendio.
Forti novità riguardano invece i papà, poiché in Italia le due settimane di congedo interamente retribuite sono previste solo se la madre torna a lavoro o in altri casi particolari. Con la nuova normativa, invece, tutti i papà avranno diritto ad almeno due settimane da prendere dopo la nascita del bambino.
La Commissione per i diritti delle donne ha adottato, inoltre, vari emendamenti per proibire il licenziamento delle donne dall'inizio della gravidanza fino ad almeno il sesto mese dopo la fine del congedo di maternità. Inoltre, il testo afferma che le donne dovranno poter tornare al loro impiego precedente o ad un posto equivalente, con la stessa retribuzione, categoria professionale e responsabilità di prima del congedo.
Edite Estrela, relatrice portoghese e forte sostenitrice di questa legge, si è detta orgogliosa di aver aperto la strada alla cancellazione di questa discriminazione verso gli uomini ed ha aggiunto che l’allungamento del congedo parentale porterà sicuri vantaggi economici, riducendo l’assenteismo delle donne sul luogo di lavoro.
“Ormai le distanze enormi che separavano uomo e donna in ambito lavorativo –dice ancora il Presidente Nesci- vanno sempre più sfumando, come è giusto che sia, ed è di vitale importanza che entrambi i genitori abbiano la possibilità di dedicare tempo e attenzioni ai propri figli; in tal modo –conclude Denis Nesci- si consente alle madri dei piccoli di ricominciare a lavorare con la certezza che determinati obblighi relativi all’accudimento dei figli siano equamente divisi col padre del bambino”.
Nonostante queste considerazioni però, non sono mancate le polemiche e l’opposizione soprattutto da parte di quegli stati che concedono poche settimane di congedo parentale, come la Francia (14 settimane) e la Gran Bretagna, Paese in cui si conserva il posto per 52 settimane, ma il congedo è obbligatorio solo nelle prime due dopo il parto. A queste polemiche, Edite Estrela ha risposto sostenendo che “i governi Ue, dopo aver salvato le banche e le imprese, devono dimostrare la stessa disponibilità verso le famiglie”.