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Torna indietro    da "EPAS NOTIZIE" del 18/01/2011

VIA AI TEST PER GLI IMMIGRATI: 8 SU 10 IL PUNTEGGIO MINIMO PER REGOLARIZZARSI IN ITALIA
Si sono svolti il 17 gennaio scorso, nei comuni di Firenze ed Asti, i primi test di conoscenza della lingua italiana, ai fini del rilascio del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo. Erano 20 gli stranieri seduti tra i banchi della scuola media Arnolfo Di Cambio-Beato Angelico di Firenze, di diverse nazionalità, per la maggior parte albanesi e metà dei quali erano donne (di cui due con figli a seguito). Un gruppo che rappresenta solo una parte delle circa 6.764 richieste di partecipazione ai test giunte da tutta Italia che, dalla data di attivazione della procedura (9dicembre 2010), sono state inoltrate online al sito http//:testitaliano.interno.it.

Le 5 nazioni più rappresentative tra quelle che hanno fatto richiesta sono: albanesi (961), marocchini (931), ucraini (815), moldavi (491), ecuadoriani (307). Il test, come previsto dal decreto interministeriale 4 giugno2010, è rivolto a coloro che sono presenti in Italia da più di cinque anni ed è stato messo a punto dagli Uffici Scolastici Provinciali su indicazioni del Ministero degli Interni; esso prevede 6 esercizi ripartiti in 3 tipologie di prova: ascolto e comprensione di un dialogo, produzione scritta, lettura e comprensione di un testo scritto.

“La decisione di dare vita a test di questo tipo- afferma Denis Nesci, Presidente Nazionale del Patronato Epas- rientra in una strategia ben precisa che punta ad avvicinare concretamente gli immigrati che si trovano nel nostro Paese alla popolazione italiana. Crediamo fermamente- aggiunge Nesci- nel fatto che la comunicazione sia un punto di partenza imprescindibile per avvicinare le persone, specialmente se provenienti da nazioni diverse: l’incontro può essere fecondo per tutti se si facilita la comunicazione in tutti i modi possibili”.

Ma cosa, effettivamente, hanno dovuto scrivere i partecipanti? La prova di ascolto e comprensione ha riguardato prima un dialogo e, a seguire, la scelta di 3 opzioni indicative di un luogo dove il dialogo avrebbe dovuto svolgersi; poi, un messaggio lasciato in una segreteria telefonica e la successiva scelta di 5 opzioni per descrivere il contenuto del messaggio. La prova di produzione scritta, invece, richiedeva al candidato di scrivere una cartolina ad un amico immaginario italiano e di scrivere una richiesta alla prefettura per avere informazioni sui documenti necessari per la cittadinanza. L’ultima parte del test prevedeva la lettura di un testo con quesiti e risposte aperte e 5 frasi brevi da abbinare alle relative vignette descrittive. Ovviamente, per ogni prova era prevsito un tempo massimo di svolgimento: 25 minuti per la prova di ascolto, 25 minuti per la prova di lettura e comprensione, 10 minuti per la produzione scritta. Così come da decreto, 8/10 è il punteggio minimo per essere promossi. La prima giornata non è andata male: tutti promossi, tranne uno che potrà comunque fare domanda per sostenere un nuovo esame.

Quasi tutti gli intervistati che hanno svolto il test hanno dichiarato di essere molto favorevoli all’iniziativa, soprattutto perchè in questo modo eviteranno di dover perdere intere giornate agli sportelli. Dall’altro lato, però, c’è  qualche istituzione che ha denunciato un parere contrario: in riferimento alle previsioni del governo che parlano di 340 mila persone che dovrebbero sottoporsi al test, in realtà, solo una minima parte riceverà gratuitamente un’offerta formativa, col risultato di costringere i richiedenti permesso a rivolgersi a strutture terze, ma chi paga? La lingua è un diritto ed è a fondamento dell’integrazione; il problema è quando la lingua ne diventa una barriera. Certo, quello del 17 gennaio è stato un primo passo per la promozione di un’integrazione di “qualità”.

“Speriamo che le piccole difficoltà legate alla messa in atto di un processo comunque laborioso vengano superate presto- conclude il Presidente Epas Denis Nesci- e che un altro passo concreto e molto importante venga compiuto nella direzione della piena integrazione degli immigrati nel nostro Paese”.


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