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La nostra attenzione, quotidianamente, viene dedicata a quella fascia delicata della società che si trova, dopo anni, molti anni di lavoro e quindi di sacrificio, finalmente nella condizione di poter raccoglierne i frutti, ma che vittima della burocrazia, che può risultare di difficile comprensione, e dei tempi che ne conseguono, si ritrova in una condizione di stallo. L’anno appena trascorso è stato caratterizzato da numerosi cambiamenti, soprattutto se ci concentriamo, come è nostro dovere, sulla sfera previdenziale: dobbiamo ricordare di essere entrati nel 2011 con un grande bagaglio normativo che fin dal 1 giorno dell’anno attua importanti cambiamenti nel campo del pubblico impiego, dell’invalidità e della previdenza: ci troviamo a fare i conti con il decreto legge n.78 del 31 maggio 2010, trasformato nella Legge n. 122 del 30 luglio 2010, “recante misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica”.
Scendendo nello specifico ed incentrando la nostra attenzione sugli articoli n.9 e n.10 ci si accorge dalla loro rubricazione, trattarsi di misure di restrizione delle spese, in diversi settori dell’amministrazione pubblica: l’articolo n.9 è infatti annoverato “CONTENIMENTO delle spese in materia di impiego pubblico”, e l’articolo n.10 “RIDUZIONE della spesa in materia di invalidità”.
Se ci concentriamo maggiormente sull’aspetto previdenziale della suddetta Legge, possiamo individuare numerose innovazioni.
Per quanto riguarda la decorrenza dei trattamenti pensionistici rinvio di 12 i mesi per i lavoratori dipendenti, 18 mesi per gli artigiani commercianti, i coltivatori diretti o i lavoratori autonomi appartenenti alla cosiddetta gestione separata. Il discorso è invece differente se affrontiamo il comparto scuola: per questa categoria, infatti, non sono previste le finestre a scorrimento, ma rimangono valide le disposizione della Legge 449/1997 che prevede, all’articolo 59 comma 9, come unica finestra di uscita dal lavoro quella che coincide con l’inizio dell’anno scolastico e accademico, e che si apre quindi il 1 settembre, a patto che il requisito utile venga maturato entro il 31 dicembre dell’anno in questione.
Tutelati dalla Legge 152 del 30 marzo 2001 che li vede protagonisti di numerose funzioni sociali, i Patronati definiti Enti preposti alle attività assistenziali, abbracciano un vasto campo d’applicazione. Come viene, appunto, esplicitato nella summenzionata Legge: “gli istituti di patronato e di assistenza sociale esercitano l’attività di informazione, di assistenza e di tutela, anche con poteri di rappresentanza, a favore dei lavoratori dipendenti e autonomi, dei pensionati, dei singoli cittadini italiani, stranieri e apolidi presenti nel territorio dello Stato e dei loro superstiti e aventi causa, per il conseguimento in Italia e all’estero delle prestazioni di qualsiasi genere in materia di sicurezza sociale, di immigrazione e emigrazione..”.
Possiamo constatare, inoltre, che il nostro operato non risulta essere solo il frutto della Legge 152/2001, ma riprende i principi morali e sicuramente normativi che la Costituzione italiana insegna: l’articolo 38 infatti delinea quali siano i termini di applicazione dell’operato dell’Ente di Patronato. Nel nome della tutela dei cittadini e della loro incolumità, l’attenzione di tale articolo viene focalizzata sui diritti fondamentali al mantenimento e all’assistenza sociale di quella categoria di cittadini inabili al lavoro, che di conseguenza risultano sprovvisti di mezzi necessari al proprio sostentamento. Ma l’articolo parla chiaro anche per quanto riguarda i lavoratori: ad essi deve essere sempre garantito il sostegno necessario in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, e disoccupazione involontaria.
Di fronte a tale realtà il Patronato continua con tutte le sue forze la sua missione ma necessita, in maniera vitale ed evidente delle condizioni finanziarie adatte ad un compito sociale di tale portata.
L’Epas, pur riconoscendo intorno a sé un mutato panorama previdenziale, dimostra il suo impegno quotidianamente, e con la previsione, oltre che la speranza, di continuare a crescere ancora, non arresta la sua incessante corsa ma si rende protagonista di idee e progetti volti al continuo miglioramento della sfera socioprevidenziale.
È inevitabile affrontare oggi qui con voi, l’argomento dei cosiddetti “tagli ai patronati”: facendo riferimento al comma 13° dell’articolo 12 dell’emendamento alla manovra economica, presentato alla commissione Bilancio del Senato dal relatore Antonio Azzollini. A partire dal 2011 saranno ridotti del22% gli stanziamenti da parte del Ministero del Lavoro. La penalizzazione che viene subita da tutti gli Enti di Patronato ha un peso non poco irrilevante, si parla di un taglio di circa 87 milioni di euro, un peso che di certo ricade sulla società, ma in particolare su quella porzione che trae i maggior benefici perchè più bisognosa di assistenza, e trova in noi una valida e competente alternativa al “privato”.
Mi trovo d’accordo in questa lotta agli sprechi, e ci tengo a dimostrare tutta la mia solidarietà nella battaglia contro gli sperperi, ma faccio riferimento a quelle attività che degradano la nostra società rendendola priva di quel potenziale utile alla competizione Internazionale e quindi alla crescita del Paese; e allora in nome della legge 152/2001 il Patronato, chiede di essere sostenuto e non inserito in quella lista “nera”, esposta a decurtazioni finanziarie che vanno ad intaccare l’unico supporto economico utile al sostentamento di quel ruolo fondamentale e consolidato, riconosciutogli in primis dai cittadini, che sente il dovere di preservare.
Questo nostro piacevole incontro lo vorrei concludere con l’augurio che il nostro operato cambi nel profondo la società, un cambiamento che racchiuda quelli che siano i principi solidi per cui ogni giorno ci battiamo. Che siano la solidarietà, la lealtà, la legalità, e la professionalità a caratterizzare gli anni che verranno, il nostro lavoro, e la nostra società. Tutto questo è stato reso possibile, fin ora, grazie al sostegno e lavoro di tutti voi presenti e di tutti i colleghi delle sedi dislocate sul territorio Nazionale e Internazionale, che emerge concreto in tutte le attività che vi siete trovate a svolgere, ed oggi mi trovo qui a rinnovare i ringraziamenti a tutti, esortandovi: “cari colleghi, non abbandonate mai la strada fin ora scelta, e perseguite nella direzione che da sempre ci ha contraddistinto, quella direzione che non ci ha mai portato a preferire la quantità alla qualità, e che quindi avrebbe favorito facili guadagni a discapito di tutti i nostri principi che ormai sono insiti nell’Epas.”
“L'istruzione e la formazione sono le armi più potenti che si possono utilizzare per cambiare il mondo", questa è la teoria del famoso Nelson Mandela (Premio Nobel per la pace), che, CONCLUDENDO, mi piace ricordare perché nel senso di queste stesse parole è racchiuso il significato del nostro “fare”!
Sintesi della Relazione del Presidente Nazionale del Patronato E.P.A.S. Nesci Denis in occasione del IV Convegno Nazionale Tenutosi a Roma nei giorni 28/29/30 Gennaio.