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Torna indietro    da "EPAS NOTIZIE" del 17/03/2011

ITALIA, 150 ANNI DELLA NOSTRA STORIA
“Nessun cittadino- afferma Denis Nesci, Presidente Nazionale del Patronato Epas - può fare a meno di sentirsi parte di qualcosa, di avvertire un senso ci continuità con quanto fatto dai nostri padri e da tutto ciò che ci ha preceduto. Sta a noi adesso raccogliere l’eredità del lavoro fatto da chi, tra mille ostacoli, ha speso il proprio tempo per garantirci la possibilità di difendere e tutelare i nostri diritti. Ed è a quell’Italia che ha lavorato, che ha saputo rialzarsi dai drammi che l’hanno investita, che reagisce alle difficoltà, che a me piace guardare- aggiunge ancora il Presidente Epas -  perché è quella la nazione alla quale sento di appartenere con orgoglio”.

Il 17 marzo è per tutti gli italiani una data storica, indipendentemente dalle convinzioni politiche di ogni cittadino. Commemorare i 150 anni dell’Unità d’Italia significa prendere atto di una realtà storica che non può essere ignorata o snobbata, perché riguarda la storia delle nostre radici, i primi passi del nostro popolo, spesso bistrattato e altrettanto spesso idolatrato: commemorare però non vuol dire obbligatoriamente chiudere gli occhi davanti al passato e, peggio ancora, davanti al presente, non vuol dire dover obbligatoriamente festeggiare ed elogiare in maniera incondizionata tutto ciò che riguarda l’Italia e la sua storia o la sua attualità.

Come quella di ogni altro Paese, anche la Storia dell’Italia Unita racchiude una vastissima gamma di episodi di tutti i tipi: in tutto ciò che ha portato alla storica data del 17 marzo 1861, così come in questi 150 anni di vita, hanno trovato posto gesti nobili ed eroici, ma anche momenti di violenza ingiustificata e di sopruso. Chiudere gli occhi davanti ad episodi tristi significa aver paura di confrontarsi con se stessi e sacrificare la verità storica sull’altare di un trionfalismo che appare troppo facile. Detto questo, però, crediamo sia parimenti dannoso sfruttare polemicamente un momento di questa portata esclusivamente per fini propagandistici, mettendo in atto atteggiamenti sterili e provocatori. La discussione, il confronto, la possibilità di esprimere il proprio dissenso sono conquiste eccezionali e momenti costruttivi per tutti, ma diventano motivo di scontro laddove vengono affrontati al solo scopo di tutelare i propri interessi, molto spesso per niente nobili, senza rispettare i diritti degli altri.

Il 17 marzo 2011 può dunque essere un prezioso momento di riflessione profonda su quello che siamo stati e su quello che vogliamo e possiamo essere, ma per rendere davvero straordinaria questa giornata dobbiamo avere il coraggio di fare i conti con la nostra memoria di popolo, di essere orgogliosi delle tantissime cose positive riconducibili al nostro Paese e di condannare i nostri errori senza fingere che non siano mai stati commessi. Onorare il nostro Paese significa onorare una parte di noi stessi, ma per farlo al meglio la strada più opportuna non è uno sterile campanilismo, bensì un’attenta valutazione della nostra attuale situazione e di tutto ciò che, nel corso degli anni, ha condotto l’Italia ad essere quello che è oggi, vale a dire un Paese la cui bellezza e la cui genialità  sono universalmente riconosciute, ma che presenta al contempo innegabili contraddizioni e tutta una serie di problematiche sociali e culturali, prima ancora che economiche e politiche, serie e abbastanza intricate.

I 150 anni dell’Italia Unita giungono in un momento delicato, in cui la disoccupazione e la crisi economica hanno messo a dura prova il benessere dei cittadini, in cui la disaffezione della gente per la politica ha raggiunto livelli preoccupanti e in cui la discussione su temi nuovi e delicati diventa sempre più accesa, basti pensare ad esempio alla possibilità di ricorrere al nucleare oppure all’eventualità di privatizzare l’acqua. Onorare al meglio l’anniversario dell’inizio della nostra storia di popolo unito implica una seria riflessione sui temi dell’attualità, sulle decisioni da prendere per tutelare i cittadini di oggi e quelli di domani, e sui messaggi da mandare alle nuove generazioni per fare in modo che possano davvero, in ogni giorno della propria vita, sentirsi orgogliosi di essere italiani.

“L’amore per il nostro Paese impone a tutti noi di promuovere il dialogo per superare tutte le incomprensioni che ancora ci tormentano- dice Denis Nesci- e sarebbe auspicabile un confronto serio per risolvere i gravi problemi ancora esistenti. Penso ad esempio alla situazione di tante persone alle prese con problemi di lavoro, penso alla realtà Meridionale, che meriterebbe interventi ancora più decisi ed efficaci, e penso anche alle migliaia di giovani che vorrebbero che fosse offerta loro un’opportunità. Spero di cuore- conclude Denis Nesci-  che questa festa, che dovrebbe essere la festa di tutti gli italiani, possa essere un primo passo verso un futuro per tutti più sereno”.

 


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