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L’attenzione mai sopita per la sicurezza trova nuova linfa in seguito al recente allarme lanciato da una ricerca condotta in Danimarca, e raccolto, tra gli altri, anche dall’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro: l’Inail, infatti, riporta alcuni dei dati ricavati dagli scienziati dell'Institute of Cancer Epidemiology di Copenaghen, i quali evidenziano la correlazione tra inquinamento acustico e aumento del rischio di possibili ictus. Si tratta di una notizia non di poco conto, poiché indica che il “semplice” fastidio arrecato da rumori particolarmente molesti può sfociare facilmente in pericolo, anche molto serio, per la salute.
Come riportato dall’European Heart Journal, il continuo frastuono a cui sono sottoposti molti individui può causare un’iperstimolazione dell’apparato uditivo, dando vita ad un vero e proprio terremoto cardiovascolare capace di arrecare danni di natura permanente, specialmente se i soggetti in questione sono bambini o anziani. Tra le situazioni più rischiose in tal senso, un posto di rilievo è occupato senza dubbio dall’esposizione ai rumori prodotti dal traffico, e subiti da chi abita nei pressi di zone particolarmente caotiche e rumorose da questo punto di vista; non vanno sottovalutati ovviamente nemmeno i problemi che potrebbero sorgere per chi si trova in strade vicine a ferrovie, aeroporti, industrie e cantieri, in sostanza in tutti quei luoghi in cui i rumori superiori a 85 decibel sono ripetuti e prolungati.
Nonostante molto spesso gli ambienti di lavoro sono i posti maggiormente soggetti a rumori costanti, i lavoratori rappresentano una delle categorie meno a rischio, sia perché è previsto per loro l’utilizzo di strumenti di protezione, come ad esempio apposite cuffie, sia perché gli effetti deleteri di un possibile inquinamento acustico variano in funzione di fattori soggettivi, come il sesso, l’età, la saturazione sensoriale e altre caratteristiche strettamente individuali come la reattività e la sensibilità di ogni individuo.
“I risultati di questa ricerca sull’inquinamento acustico- è il pensiero del Presidente del Patronato Epas- e sui gravi danni che certe situazioni, di norma catalogate solo come fastidiose, possono arrecare a chi le subisce, sono un segnale molto chiaro e un invito a non sottovalutare le misure di sicurezza indicate dagli addetti ai lavori. Negli anni- conclude Denis Nesci- abbiamo assistito ad una crescita considerevole dell’educazione alla sicurezza, ma ovviamente non ci si potrà ritener soddisfatti dei risultati raggiunti fino a quando non si provvederà ad eliminare ogni forma di superficialità nell’approccio a tematiche così delicate e complesse”.