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L’amarezza delle parole pronunciate dal Presidente del Patronato Epas trovano un triste riscontro negli ultimi dati forniti dal Ministero della Salute e trasmessi dalle Regioni, specialmente se si analizza il fenomeno dei pazienti che scelgono di (o sarebbe più corretto dire “sono costretti a”) ricoverarsi fuori regione, testimonianza lampante della carenza di strutture e della qualità insufficiente del livello sanitario in determinate aree del nostro Paese. In particolare, i dati più allarmanti riguardano pazienti che scappano dal Sud al Nord, ricoveri evitabili o dalla lunghezza ingiustificata, effettuazione di parti cesarei non strettamente necessari e ospedali piccoli e del tutto inadeguati a fronteggiare le necessità sanitarie di ogni giorno.
Le strutture attrezzate per ospitare pazienti anche da altre regioni sono concentrate soprattutto nel Centro Nord, in particolar modo nelle città di Roma, Milano, Pisa e Bologna, e la situazione di grave disagio della sanità al Sud si desume anche da altri fattori, anche di natura prettamente economica: il deficit di 10,37 miliardi accumulato dal Servizio Sanitario Nazionale nel periodo 2007-2009 è stato realizzato al Sud per una percentuale del 55%, a cui bisogna aggiungere la quota del Lazio.
“La realtà sanitaria attuale è molto preoccupante e, per determinati aspetti, avvilente. Trovare dei rimedi efficaci- sono le parole di Nesci- è doveroso e urgente, è un atto dovuto ai cittadini italiani che abitano tutte le città della nostra Penisola, e non solo a chi vive da Roma in su; è assolutamente intollerabile rassegnarsi a questa situazione e abituarsi ad un tale livello di disagio come se il tutto fosse perfettamente normale. Ogni persona del Meridione- afferma il Presidente Nazionale del Patronato Epas- ha il diritto di ricevere cure adeguate in strutture ospedaliere all’avanguardia senza percorre centinaia di kilometri, ed è necessario altresì contenere le spese correlate a questa grave situazione”.
Altro tasto dolente è legato alle comunicazioni online relative alle liste di attesa: di fronte alla necessità di reperire informazioni, i cittadini di Calabria, Puglia e Basilicata si scontrano con lo “zero comunicazione” degli ospedali azienda, mentre a livello di Asl la maglia nera spetta a Calabria, Lazio e Puglia.