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Dopo anni di attesa è dunque sempre più vicina la pubblicazione della legge che individua e rende effettivi i requisiti agevolati per i lavoratori che svolgono un’attività considerata usurante: ieri è stato infatti aggiunto un altro tassello fondamentale all’iter in questione, mediante l’approvazione dello Schema di Decreto Legge da parte del Consiglio dei Ministri, giunto dopo che nei mesi scorsi il provvedimento aveva incassato gli altrettanto decisivi sì di Camera e Senato. Ora si attende la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale per raggiungere un risultato che si prova a realizzare da molto tempo.
Per avere un’idea della portata di questa novità legislativa basti pensare che tra le categorie selezionate, alcune erano state individuate addirittura col decreto Salvi del 1999, e che è dal 1993 (col Decreto Legislativo n. 374) che si stava provando a fornire una regolamentazione organica al problema, operazione rivelatasi molto complessa e delicata per via di disavventure istituzionali, mancati decreti attuativi, crisi di governo e sopraggiungere di altre urgenze normative. Alla fine però, col “Collegato Lavoro” (vale a dire la Legge n. 183 del 24 novembre 2010) si è giunti ad una svolta decisiva, peraltro già introdotta col Disegno di Legge n. 1167-B, stabilendo un termina massimo entro cui adottare i provvedimenti del caso.
L’approvazione avvenuta ieri è uno dei pochi momenti in cui si registra una condivisione di vedute tra le diverse realtà politiche del nostro Paese: anche se non mancano osservazioni particolari sollevate dai diversi partiti, quello che emerge è tutti gli attori della vita politica italiana si sono trovati d’accordo sulla necessità di intervenire finalmente in maniera concreta sull’argomento, rendendo effettivi i cosiddetti requisiti agevolati (con prepensionamento da 1 a 3 anni) per chi, per almeno 7 degli ultimi 10 anni (fino al 31/12/2017, dopo servirà la metà del totale degli anni lavorati), è stato impegnato in lavori “… per il cui svolgimento è richiesto un impegno psicofisico particolarmente intenso e continuativo, condizionato da fattori che non possono essere prevenuti con misure idonee”.
“Tutto ciò che permette di migliorare la posizione dei lavoratori nel nostro Paese è ovviamente ben accetta e salutata con grandissima soddisfazione dal Patronato Epas- sono le parole del Presidente Nesci- anche se siamo ben consci che, anche a livello normativo, rimane tanto da fare: da parte nostra- rilancia il Presidente Epas- faremo tutto ciò che è possibile, informando e assistendo ogni cittadino che sceglierà di rivolgersi a noi, per tutelare chi, col suo lavoro, affronta tanti sacrifici per ritagliarsi una vita dignitosa contribuendo al benessere di tutti”.