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Quelle due parole, così forti nella loro naturalezza, rimbombano oggi tra il nutritissimo popolo della rete, sui giornali, in televisione, dovunque si possa comunicare il proprio sgomento di fronte ad una morte improvvisa e inaspettata, davanti ad una violenza che non ha avuto l’accortezza di aspettare nemmeno la scadenza dell’ultimatum, parola che esprime un conto alla rovescia tanto macabro quanto foriero di speranze per la possibilità di salvare la vita di chi cade nelle mani di guerriglieri e dispensatori di morte. Stavolta però la fretta di uccidere è stata incontrollabile ed è venuta meno anche alle regole (sebbene sia sempre paradossale parlare di regole per la guerra) fissate, come in un tragico gioco, dagli stessi carnefici.
Denis Nesci, Presidente Nazionale Epas, ha commentato l’accaduto dicendo che “Il Patronato Epas esprime la propria solidarietà ai familiari di Arrigoni e condanna un atto così crudele come l’uccisione di un giovane che ha speso gli ultimi anni della sua vita per aiutare un popolo costantemente dilaniato dalla guerra. Speriamo davvero, come ha detto anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che si possa giungere al più presto ad una soluzione per un conflitto feroce che da troppo tempo semina terrore e morte”.
Vittorio Arrigoni, 36 anni, non c’è più. La sua scelta di vita più grande e coraggiosa lo ha portato in Palestina, lo ha fatto stare a stretto contatto con una realtà che conosciamo poco, e che avremmo conosciuto ancor meno senza l’apporto di persone come lui, di uomini disposti ad abbandonare il proprio Paese per raccontare a noi occidentali, distratti dalla nostra quotidianità, cosa succede laddove i più elementari diritti umani vengono calpestati, dove troppo spesso la netta distinzione tra buoni e cattivi nasconde trame così oscure da apparire inverosimili, dove le uniche vittime sono sempre e solo i più deboli.
Ma pensare che sia tutto vano o che sia inutile cercare di raccontare cosa succede lungo la Striscia di Gaza significa uccidere di nuovo tutti coloro che, guidati da un ideale così grande, hanno perso la propria vita consapevoli dei rischi a cui andavano incontro, significa offendere la loro memoria e aver perso la voglia di lottare per la verità e per la pace, significa non prestare ascolto all’invito lanciato da Vittorio Arrigoni: “Restiamo Umani”.