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A partire dal mese di luglio del 2010, in seguito alla riforma del sistema pensionistico ad opera della legge n. 122 del 2010, tutte le operazioni di ricongiunzione hanno assunto carattere oneroso. La suddetta disposizione è nata al fine di evitare che le dipendenti del settore pubblico potessero trasferire, a titolo gratuito, i loro contributi dall’Inpdap all’Inps eludendo così il meccanismo di innalzamento del requisito anagrafico, necessario per poter accedere alla pensione.
La questione si è posta al centro dell’attenzione pubblica, in seguito al caso di Guido Lotti che, dopo aver raggiunto il traguardo dei 40 anni di contributi, dovrebbe pagare 294mila euro per poter beneficiare della pensione. Un importo così proibitivo è stato stimato dall’Inps, sulla base della ricongiunzione di 12 anni di contributi versati al Fondo telefonici con 28 anni di contributi depositati presso il Fondo elettrici.
E’, dunque, in questo contesto che si inserisce la recente proposta di legge bipartisan sulla ricongiunzione, presentata dai deputati Maria Luisa Gnecchi (Pd) e Giuliano Cazzola (Pdl); in base alla quale non si dovrà più ricorrere al trasferimento di fondi tra gestioni diverse. Il nuovo testo prevede infatti che, dopo la riunificazione di tutti i periodi contributivi, ciascun Ente previdenziale liquidi la parte che gli spetta, in base ai contributi che ha ricevuto.