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Una delle leggi più controverse degli ultimi anni è dunque approdata, con grande fatica, all’atto conclusivo, recando con sé strascichi polemici ancora oggi tutt’altro che sopiti, generando parecchio malcontento presso alcune particolari categorie di cittadini. La manovra si propone come obiettivo principale quello di raggiungere il difficile traguardo del pareggio di bilancio entro il 2013, e per farlo ha messo in atto misure sicuramente impopolari, come d’altronde era facilmente prevedibile; come ente di patronato siamo molto interessati alle ulteriori novità riconducibili al sistema previdenziale, settore che esce davvero stravolto dalla serie di manovre inaugurata dalla Legge n. 122 del 30 luglio 2010, proseguita con la Legge n. 111 del 15 luglio 2011 e conclusa, almeno per ora, dalla Legge n. 148 del 14 settembre 2011.
“Viviamo un momento straordinariamente intenso per quel che concerne la materia previdenziale -è la constatazione del Presidente Nazionale del Patronato Epas, Denis Nesci- e siamo più che mai a disposizione dei cittadini per fornire loro tutta l’assistenza del caso. Siamo consapevoli delle enormi responsabilità che spettano a chi, come noi, ha il compito di informare e tutelare lavoratori e pensionati- aggiunge Nesci – e ribadiamo il nostro impegno in tal senso al fine di consentire ad ogni assistito di avere un quadro completo dell’attuale realtà previdenziale presente nel nostro Paese”.
Tra le più importanti novità riconducibili al mondo della previdenza, scorgiamo sicuramente la decisione dei far partire dal 2014 il processo di adeguamento dell’età pensionabile relativamente al requisito di vecchiaia per le donne del settore privato: tale processo inizierà dunque fra poco più di due anni e si completerà nel 2026, giungendo ai 65 anni. Al riguardo è bene ricordare che tale adeguamento si intreccerà con l’aumento (che partirà dal 1 gennaio 2013) di 3 mesi, a cadenza triennale, del requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia e dell’età minima per la pensione di anzianità attraverso il sistema delle quote. Altro provvedimento significativo è quello che coinvolge i dipendenti del comparto scuola: per essi infatti sarà possibile andare in pensione dal 1° settembre dell’anno successivo a quello di maturazione dei requisiti, e non dal 1° settembre dello stesso anno, come accadeva fino ad oggi, e tale novità riguarderà i dipendenti scolastici che arriveranno al requisito utile dal gennaio 2012 in avanti. I dipendenti pubblici che opteranno per la pensione di anzianità (sistema delle quote o 40 anni di contributi, quindi prima dei canonici 65 anni) dovranno fare i conti anche con lo slittamento della liquidazione, poiché avranno accesso al TFR solo decorsi 24 mesi dalla data di cessazione del lavoro (fino a pochi giorni fa l’attesa era di 6 mesi).
“La manovra è stata approvata ed è ormai diventata una Legge a tutti gli effetti. È ovvio- dice Denis Nesci - che tanti cittadini siano ormai esasperati dai continui sacrifici che vengono loro richiesti, e speriamo davvero che presto si provveda a mettere in atto provvedimenti meno depressivi e più incentrati sulla crescita economica, in modo da favorire l’occupazione e la ripresa economica nel nostro Paese. Al momento attuale- conclude il Presidente del patronato Epas - speriamo che non vengano richiesti ulteriori sacrifici alle famiglie italiane ma che si provveda a reperire le risorse finanziarie necessarie anche puntando in maniera decisa a combattere l’evasione fiscale e provvedendo ad eliminare i troppi privilegi che, ancora oggi, spettano a una fascia ristretta della popolazione a scapito di milioni di altre persone, sempre più in difficoltà dal punto di vista economico”.