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Secondo i dati forniti da Unioncamere e analizzati da Datagiovani, la percentuale di assunzioni tra i giovani fa registrare un saldo positivo: questa è già di per sé una notizia per niente trascurabile se inserita nel contesto attuale, caratterizzato da una crisi che pare essere infinita. Secondo le previsioni, infatti, il nostro Paese sarebbe in grado di fornire circa 200mila posti di lavoro a volenterosi under 30, con un aumento complessivo del 6% rispetto all’anno scorso. Si tratta indubbiamente di un dato importante dal punto di vista prettamente numerico, ma ancor di più come segnale di una possibile ripresa tout court per il mondo del lavoro in Italia. Spingendosi però più a fondo nell’analisi di questi dati, emerge come la ripresa annunciata dai numeri non è uniforme e comune a tutto il Paese: se è vero che regioni come Piemonte, Lombardia e Valle d’Aosta fanno registrare significativi passi in avanti, lo stesso non si può dire, ad esempio, per Sicilia, Puglia e Campania.
Purtroppo anche le statistiche relative alla situazione occupazionale dei giovani evidenziano le forti difficoltà ancora presenti nel Meridione, sottolineando una volta di più (se mai ce ne fosse bisogno) l’urgenza di mettere in atto delle misure efficaci a favore del Mezzogiorno Italiano. Andando più a fondo in questa analisi si scopre poi un dato particolare: le imprese sono alla ricerca soprattutto di diplomati, specialmente su chi ha conseguito un titolo negli indirizzi turistico-alberghiero, amministrativo-commerciale e meccanico, mentre viene abbastanza snobbata la categoria dei laureati, con pochi assunti e quasi sempre circoscritti a facoltà come ingegneria, informatica ed economia. Secondo l’opinione degli addetti ai lavori, la tendenza sopra descritta sembra motivata dalla necessità delle aziende di fronteggiare difficoltà contingenti e momentanee, e non di attuare piani di crescita di lungo periodo: questa tesi sembra trovare conferma nel fatto che tra i neoassunti oltre 7 su 10 sono destinati a funzioni produttive o al massimo di assistenza ai clienti, mentre solo il 3,5% di essi si occuperà di Ricerca e sviluppo o di progettazione.
“Ovviamente- dice Denis Nesci- non possiamo che accogliere positivamente qualunque notizia relativa al mondo del lavoro, soprattutto se vengono mostrati segnali di ripresa e di incremento dell’occupazione: detto questo crediamo però che sia un bene per tutti non fermarsi ad esultare, e che sia molto più costruttivo cercare di analizzare con lucidità la situazione globale per capire cosa sia giusto fare al fine di avviare un processo di crescita omogeneo e diffuso su tutto il territorio nazionale. Crediamo che sia opportuno riuscire a far ripartire il sud e che il nostro Paese impari anche a valorizzare al meglio quella grande risorsa rappresentata dai giovani: a nostro avviso –conclude il Presidente Epas- è molto triste che migliaia di neolaureati decidano di lasciare il nostro Paese perché non hanno la possibilità di trovare un lavoro”.