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Torna indietro    da "EPAS NOTIZIE" del 10/10/2011

L'integrazione degli immigrati passa per il contratto di lavoro: dalle mense "multietniche" ai corsi di italiano
Negli ultimi tempi, si è diffusa la tendenza ad includere nei contratti integrativi (territoriali ed aziendali) determinate clausole che riconoscono particolari diritti ai lavoratori immigrati; viene offerta, ad esempio, la possibilità di avere a disposizione una mensa aziendale “multietnica” oppure l’opportunità di frequentare corsi di lingua italiana durante l’orario di lavoro.

Secondo i dati diffusi dall’Istituto Nazionale di Statistica, si tratta approssimativamente di 2 milioni di persone impiegate nel nostro Paese; fermo restando che a questi dati “ufficiali” occorre aggiungere anche circa 600/700 milioni di lavoratori che prestano la propria opera “in nero”. Per quanto riguarda la distribuzione per settore, sono tre i comparti produttivi maggiormente interessati da questo fenomeno: quello edile, quello della ristorazione e del turismo ed infine quello dell’agricoltura.

Vediamo ora, nel dettaglio, in che modo é possibile venire incontro alle specifiche esigenze dei lavoratori immigrati, citando qualche caso aziendale concreto.

I dipendenti del colosso svedese IKEA, a partire da luglio scorso, possono richiedere un giorno di permesso (retribuito) per il rinnovo del permesso di soggiorno oppure per il ricongiungimento familiare; mentre la multinazionale Alstom ha istituito un menù speciale per gli impiegati stranieri che non include alimenti contrari a determinati dettami religiosi.

Un altro esempio interessante è quello fornito dal C.C.N.L. (Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro) del legno che prevede il mantenimento del posto di lavoro per chi deve ancora assolvere gli obblighi di leva nel  proprio Paese di appartenenza.
 


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