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Torna indietro    da "EPAS NOTIZIE" del 08/11/2011

EMERGENZA GIOVANI
La parola crisi continua a dominare le pagine dei giornali e i servizi di tutti i Tg nazionali, tenendo col fiato sospeso milioni di italiani; le ricette messe in atto per superare la recessione in questi anni si sono rivelate sprovviste della necessaria efficacia, anche perché è oggettivamente molto difficile puntare al pareggio di bilancio attraverso misure restrittive e provare allo stesso tempo a rilanciare l’economia. Ad ogni modo la sensazione è che rimanga parecchio da fare per uscire da quella che è unanimemente riconosciuta come una delle più gravi recessioni economiche del dopoguerra.

Purtroppo continua il periodo difficile per la nostra economia e per quelle dei Paesi collegati ad essa –dice Denis Nesci- e il tempo dei sacrifici è ancora una dura realtà da affrontare. Continuiamo a sperare che presto si arrivi ad una soluzione davvero efficace e che si riesca soprattutto a far ripartire l’occupazione. È davvero avvilente –aggiunge il Presidente Nazionale del Patronato Epas- constatare le drammatiche difficoltà che stanno coinvolgendo migliaia di cittadini relativamente all’inserimento nel mercato del lavoro”.

Proprio il fronte occupazionale rappresenta probabilmente il problema maggiore: sono sempre di più infatti i giovani che vedono preclusa ogni possibilità di trovare un lavoro legato alle proprie competenze o agli studi condotti negli anni della formazione scolastica e accademica, e ultimamente sta diventando sempre più difficile riuscire a trovare un’occupazione che possa consentire loro di avere perlomeno una minima indipendenza economia. In tal senso i dati diffusi da Bankitalia sono quantomeno preoccupanti nel descrivere un fenomeno che assomiglia sempre più ad un allarme sociale: il rapporto presentato da Banca d’Italia parla di un aumento del 10% in soli due anni di giovani che non sono né occupati né impegnati in corsi di studio o di formazione, e che oggi ammontano a qualcosa come 2 milioni e 200mila unità.

Analizzando questa situazione traspare quindi, come dato spicciolo, che un giovane su quattro non è impegnato in nessuna attività occupazionale o formativa e che in molti casi chi vive questa difficile realtà è inserito in un contesto famigliare particolare, in cui nessuno lavora. Inoltre, è bene sottolineare come il problema riguardi l’intero territorio nazionale e non sia limitato alle regioni centro-meridionali, e che a soffrirne in particolare siano le donne (anche se gli uomini sono comunque pienamente coinvolti in questa realtà). Quel che più lascia perplessi è l’assenza di prospettive future che possano essere ragionevolmente improntate all’ottimismo, per cui diventa sempre più impellente la necessità di mettere in atto iniziative coraggiose capaci di dare una scossa alla nostra produzione.

“Davanti a numeri impietosi di questo genere diventa sempre più comprensibile la scelta di tantissimi giovani che scelgono di abbandonare il proprio Paese per mettere a frutto le competenze acquisite in tanti anni –afferma il Presidente Epas- ma proprio queste cifre dovrebbero convincere le istituzioni circa la necessità di incentivare l’occupazione, puntando sui nostri giovani. Continuiamo a credere fermamente che il problema della fuga dei cervelli debba essere affrontato in maniera decisa –conclude Denis Nesci- al fine di far emergere quelle eccellenze che da sempre contraddistinguono il nostro Paese e che devono, più che mai in questo momento, fare da traino alla crescita italiana”.


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