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Torna indietro    da "EPAS NOTIZIE" del 21/11/2011

GOVERNO E RIFORME, LAVORI IN CORSO
“Il nuovo Governo si trova sicuramente nella difficile posizione di adottare interventi normativi capaci di contribuire al contenimento dei costi favorendo al contempo la crescita economica -dice il Presidente Nazionale del Patronato Epas, Denis Nesci- e tra le novità in agenda non potranno di certo mancare novità relative al mondo della previdenza. Speriamo quindi che ogni nuovo provvedimento sulle pensioni -aggiunge Nesci- non perda mai di vista il concetto di equità sociale, nemmeno se (come è molto probabile) si chiederanno altri importanti sacrifici”.

Il 2012 potrà essere ricordato come l’anno che ha segnato il passaggio dal sistema di calcolo della pensione col sistema retributivo a quello operato invece col sistema contributivo. Stiamo parlando di una proposta avanzata da Elsa Fornero, neo Ministro del Welfare e tra i principali esperti in materia previdenziale, che sarà presto esaminata dall’Esecutivo appena insediato.

Si tratta di un provvedimento che interesserà tutte le categorie di lavoratori, ma con esclusivo riferimento ai contributi versati a partire dalla data del 1 gennaio del 2012. Le nuove regole, relative alla liquidazione dei trattamenti pensionistici, verranno introdotte infatti in maniera graduale, entrando a pieno regime soltanto nel 2030, senza dunque dar vita a cambiamenti bruschi e improvvisi che verrebbero accettati con grande fatica, specialmente da quei lavoratori prossimi alla pensione. In questa maniera si potranno superare alcuni degli inconvenienti tipici del metodo di calcolo retributivo che, come è noto, stabilisce un debole legame tra contributi versati e prestazioni pensionistiche percepite.

Affidandosi al criterio retributivo, inoltre, è possibile ottenere soltanto una stima indicativa dell’entità della pensione, in quanto sono molteplici i fattori che possono influenzare il calcolo del trattamento pensionistico. Coloro che spingono per l’introduzione del sistema contributivo invocano la necessità di adattare gli importi pensionistici (e la logica che soggiace ai relativi calcoli) ad un sistema finalizzato all’equità generazionale. Il principio di fondo è rintracciabile infatti in un processo meno complicato e cervellotico di quello che potrebbe apparire: nel nostro sistema si pagano le pensioni in base ai contributi incassati, e questo meccanismo diventa insostenibile laddove al lavoratore non si restituiscano (sotto forma di rendita) i contributi versati, capitalizzati a un tasso pari al tasso di crescita dell’economia. Col sistema retributivo, a detta degli esperti, si finisce per violare il principio di sostenibilità, poiché il rendimento offerto al pensionato è spesso di molto superiore a quello sostenibile a livello finanziario.

“Speriamo che presto il periodo dei sacrifici possa essere superato per dar vita a quello della ripresa economica ed occupazionale -afferma il Presidente Nesci- e che in tempi brevi ogni cittadino possa trovarsi di fronte ad una realtà socio-economica migliore, ad un contesto in cui il nostro Paese sia in grado di restituire serenità e opportunità lavorative ad ognuno”.


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