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La manovra dettata dal Governo Monti continua dunque a tenere letteralmente col fiato sospeso milioni di persone, sempre più in difficoltà nel cercare di star dietro a tutte le possibili implicazioni legate alle novità contenute nel testo di legge attualmente all’esame del Parlamento. Le notizie continuano a rincorrersi senza soluzione di continuità, e appaiono anche alcuni piccoli spiragli relativamente alla possibilità di migliorare determinati aspetti di una riforma definita praticamente all’unanimità particolarmente severa. Come spesso è accaduto negli ultimi anni, è il capitolo dedicato alle pensioni quello che catalizza l’attenzione di tutti, soprattutto per i numerosi cambiamenti che hanno rivoluzionato il settore in questione; le ultime indiscrezioni parlano di ulteriori correzioni da apportare ad un impianto normativo che aveva generato parecchie critiche, legate a interventi decisamente drastici come ad esempio l’abolizione delle famose quote, tassello fondamentale dell’ormai superato concetto di “Pensione di anzianità”.
Cercando di descrivere in maniera un po’ più specifica le regole che andranno a disciplinare il sistema pensionistico dal prossimo anno, diciamo innanzitutto che è ormai assodato il passaggio per tutti al regime di calcolo contributivo per gli anni di lavoro dal 2012 in poi; altra novità importante è la possibilità di optare per la “pensione anticipata” (espressione che sostituisce quella di “pensione di anzianità”) solo con un’anzianità contributiva minima di 42 anni e 1 mese (41 e 1 mese per le donne) in luogo dei 40 anni validi per il 2011. C’è da chiarire che per chi sceglie questa via è prevista una penalizzazione se l’età anagrafica del lavoratore è inferiore ai 62 anni, e che la percentuale di questa penalizzazione (da applicare alla quota retributiva della pensione) è stata abbassata all’1% per ogni anno di anticipo per chi avrà 60 o 61 anni, mentre sarà pari al 2% per ogni anno di anticipo dai 59 anni in giù. Una notizia delle ultime ore è la possibilità di un ammorbidimento della situazione per i nati nel 1952, sicuramente i più penalizzati dalle novità della manovra: per questa particolare classe di lavoratori probabilmente sarà possibile infatti andare in pensione a 64 anni se l’anzianità contributiva minima sarà di almeno 35 anni.
“Il Patronato Epas sta vigilando costantemente per captare ogni possibile correzione del testo originario della manovra- afferma Denis Nesci- e stiamo provando a fornire ai numerosissimi cittadini che ci contattano tutte le informazioni utili al riguardo. Ad ogni modo ribadiamo la necessità di attendere l’approvazione definitiva della Legge per poter dare risposte certe a tutti i nostri assistiti”.