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Con queste parole il Presidente del Patronato Epas Denis Nesci commenta le dichiarazioni spesso errate fornite da esponenti politici e istituzionali in occasione di partecipazioni a programmi televisivi di informazione, e che in particolare riguardano l’insistere nell’affermare che i patronati attingono a fondi pubblici per la propria attività. Il fatto che autorevoli esponenti politici non conoscano l’esatto meccanismo con cui funziona il finanziamento dei patronati non è un fatto incoraggiante, e sarebbe ancora più preoccupante immaginare che queste informazioni palesemente errate possano essere il frutto di un tentativo maldestro di giustificare gli sprechi pubblici menzionando attività che, in realtà, non rappresentano affatto un costo pubblico: i patronati vengono infatti finanziati mediante un fondo composto da una percentuale dei contributi versati dai lavoratori dipendenti in ogni anno. Il finanziamento è trasferito ai patronati in maniera proporzionale all'attività svolta, attività che viene verificata dal Ministero del Lavoro attraverso i propri ispettori.
È nuovamente il Presidente Epas a chiarire come i finanziamenti ai patronati non siano legati alla spesa pubblica, senza dimenticare che i servizi di assistenza previdenziale sono forniti a titolo gratuito, in quanto i cittadini non pagano alcunché per beneficiare di questa assistenza.
“Per dare un’informazione corretta- aggiunge Il Presidente Nazionale Epas- cito testualmente la Legge 30 marzo 2001 n. 152, che contiene la Nuova disciplina per gli istituti di patronato e di assistenza sociale, soffermandomi in particolare sull’articolo 13, comma 1, dedicato al Finanziamento”. La Legge dice:
- Per il finanziamento delle attività e dell’organizzazione degli istituti di patronato e di assistenza sociale relative al conseguimento in Italia e all’estero delle prestazioni in materia di previdenza e quiescenza obbligatorie e delle forme sostitutive ed integrative delle stesse, delle attività di patronato relative al conseguimento delle prestazioni di carattere socio-assistenziale, comprese quelle in materia di emigrazione e immigrazione, si provvede, secondo i criteri di ripartizione stabiliti con il regolamento di cui al comma 7, mediante il prelevamento dell’aliquota pari allo 0,226 per cento a decorrere dal 2001 sul gettito dei contributi previdenziali obbligatori incassati da tutte le gestioni amministrate dall’Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS), dall’Istituto nazionale di previdenza per i dipendenti dell’amministrazione pubblica (INPDAP), dall’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL) e dall’Istituto di previdenza per il settore marittimo (IPSEMA). Salvo quanto disposto dal comma 2, le somme stesse non possono avere destinazione diversa da quella indicata dal presente articolo.
Prima di chiudere è importante specificare come i patronati sono soggetti a continue verifiche riguardo l’idoneità delle sedi, nonché su quanto dichiarato come attività svolta; i controlli minuziosi riguardano anche la perfetta regolarità per quel che concerne il personale e il versamento dei contributi agli stessi. Si può affermare senza ombra di dubbio che i patronati siano una delle (per non dire la) categorie più controllate in assoluto, precisando tra l’altro che il bilancio del patronato viene approvato dai revisori e depositato presso il Ministero del Lavoro, il quale provvede a controllare scrupolosamente ogni singola voce del Bilancio.
Proprio in virtù di quanto sopra esposto, il Patronato Epas resta a disposizione di tutti i cittadini, compresi gli esponenti delle Istituzioni, per dare tutte le informazioni del caso circa l’attività svolta e il modo in cui tale attività viene finanziata; ogni informazione verrà corroborata da documenti normativi inequivocabili, proprio al fine di fare chiarezza nell’interesse di tutti, specialmente di chi quotidianamente offre un servizio indispensabile ai cittadini, e delle stesse persone che beneficiano della professionalità e della competenza messa a disposizione dei patronati come l’Epas.