Mentre l’occupazione cala, gli uffici di collocamento ricevono l’insufficienza da parte del Governo Monti.
I servizi pubblici e privati del lavoro rappresentano per la società lo strumento di salvataggio in caso di stallo nella ricerca lavorativa eppure i dati parlano chiaro: secondo l’Isfol Plus poco più di 6 persone su 100 hanno trovato occupazione attraverso il sussidio, ad esempio, di un Centro Pubblico per l’Impiego, a fronte di oltre 2,3 milioni di disoccupati.
“Il meccanismo dei CPI nasce a difesa di quei diritti per cui ad ogni persona deve essere garantita la possibilità di occupazione- afferma il Presidente Nazionale del Patronato Epas Denis Nesci – pertanto è molto grave per la nostra società riconoscere la carenza in quei compartimenti costituiti a supporto di problematiche come quelle che purtroppo stiamo vivendo.”
I numeri disegnano una Nazione in cui si diramano in modo capillari migliaia di CPI che si vanno ad aggiungere ai 2500 sportelli circa facenti capo ad agenzie private del lavoro. Tuttavia l’insoddisfazione popolare continua a diffondersi in una società che, in tre anni, conta la perdita di un milione di posti per giovani sotto i 35 anni di età.
“È necessario rendere efficienti le risorse di cui disponiamo. Interazione è la parola chiave per un’Italia che vuole ripartire dall’occupazione: contatto diretto con le aziende e con gli assistiti, potenziamento dei canali d’informazione, queste le strategie d’azione efficaci per incentivare l’attività e il livello dei nostri centri per l’impiego. Affinchè si possa parlare di fatti concreti e vedere quindi risultati esaurienti gli sportelli per l’occupazione, pubblici o privati, in prima linea – conclude il Presidente Nesci- devono spingere l’acceleratore nell’individuare quei posti vacanti che non salverebbero solo una moltitudine di persone inoccupate, e quindi famiglie, ma andrebbero a rafforzare le condizioni di Welfare che il nostro Paese cerca di raggiungere, lentamente.”
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