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Torna indietro    da "EPAS NOTIZIE" del 20/04/2012

ALLE PRESE CON L' ARTICOLO 18
Numerose sono le attenzioni che si riversano sull’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori da parte del governo Monti. Un articolo, questo, che ha destato scompiglio e preoccupazione nell’intera Nazione.
Tra i punti di discussione che hanno interessato la nuova riforma del lavoro non è mancato il licenziamento individuale che vede arrivare, con la nuova riforma, l’aggiunta dell’obbligo, da parte del datore di lavoro, di indicare i motivi del recesso chiarendo che "la comunicazione del licenziamento deve contenere la specificazione dei motivi che lo hanno determinato". Pertanto la facoltà del lavoratore di chiedere le motivazioni del licenziamento  viene così trasformata in obbligo del datore di esplicitarle.
I requisiti di applicazione dell’articolo restano invariati: infatti ha valenza solo per le aziende con più di 15 dipendenti, oppure con più di cinque se trattasi di impresa agricola.

“Affinché vengano garantiti equità e rispetto per il lavoratore –dice il Presidente Nazionale Epas, Denis Nesci- è necessario che il rapporto lavorativo sia sancito dalla trasparenza delle parti; è doveroso comunicare, giustificare, esplicitare, da parte del datore di lavoro, il perché abbia deciso di porre fine ad  una relazione lavorativa, consentendo così anche al lavoratore stesso di valutare le motivazioni, riflettendo sulle possibili cause e circostanze che hanno portato ad una tale decisione, laddove questo sia possibile.”

Tra le motivazione considerate dalla riforma valide al fine di un licenziamento restano, ad esempio: la soppressione della mansione a cui era addetto il lavoratore, la cancellazione del reparto o dell’ufficio in cui lavora il dipendente, l’introduzione di macchinari che fanno risparmiare sul lavoro umano, esternalizzazione, crisi o difficoltà aziendale, chiusura dell’attività.

“Se da una parte la flessibilità che va a prevalere con le modifiche all’articolo 18 viene considerata come fattore promotore di competitività –dice ancora Nesci- e quindi come possibile impulso per l’occupazione, al contempo vengono espresse diverse preoccupazioni per le motivazioni che potrebbero risultare facilmente aggirabili e, in caso di contenzioso, scontrarsi con le probabili lungaggini burocratiche affidate tipiche dei casi più spinosi. Ad ogni modo –chiude il Presidente Nazionale del Patronato Epas- crediamo che la necessità di rilanciare l’economia debba passare dalla voglia e dal coraggio di investire sui lavoratori, senza metterne in discussione le tutele a cui essi hanno diritto, specialmente in un momento come quello attuale, in cui perdere il lavoro può essere un dramma per molte persone, viste le difficoltà di trovarne uno nuovo”.

 


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