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Torna indietro    da "EPAS NOTIZIE" del 01/06/2012

CERVELLI IN FUGA E… CERVELLI IN ARRIVO
La cosiddetta “fuga dei cervelli” è un fenomeno che ha visto aumentare i suoi protagonisti nel corso degli anni: a partire dai dati forniti dalla Commissione Europea, la ricerca “Giovani professionisti in movimento” del Forum Nazionale dei Giovani, realizzata insieme al Cnel - Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro– ha evidenziato come oltre 10mila giovani professionisti italiani hanno deciso di abbandonare il Belpaese per cercare fortuna altrove, portando con se risorse e conoscenze, sottratte in tal modo alle esigenze nazionali. Il periodo a cui fanno riferimento i dati in questione è compreso tra il 1997 e il 2010.Nello specifico, le emigrazioni parlano di 4.130 professionisti che hanno scelto il Regno Unito come destinazione, condizionati anche dall’uso della lingua internazionale,  e di 1.515 che hanno invece optato per la vicina Svizzera.
Tra le categorie di lavoratori stufi di riscontrare, dopo anni di studi, specializzazioni e master, difficoltà nella ricerca di un posto di lavoro che possa gratificare le qualità individuali lungamente coltivate e affinate, ci sono soprattutto medici (2.640), insegnanti delle scuole superiori (1.327), avvocati (596) e architetti (214).

“I nostri giovani, in moltissimi casi preparati e qualificati, perdono spesso la fiducia nella possibilità di avviare la propria professione autonomamente, probabilmente condizionati dalla crisi economica che finisce per pesare sulle loro aspettative come un macigno, anche se si tratta di un problema con cui l’Italia fa i conti da molto prima che la recessione acuisse una situazione già parecchio difficile”, dice il Presidente Nazionale del Patronato Epas, Denis Nesci, che prosegue aggiungendo: “Gli ostacoli e le difficoltà sembrano attutirsi all’estero, e questo non fa piacere soprattutto perché finisce per identificare l’Italia come un Paese disattento alle condizioni ed ai bisogni dei giovani. La risorsa di qualunque Paese è prima di tutto la sua forza lavoro, in tutte le sue diverse manifestazioni; solo potenziando la specializzazione dei giovani che saranno poi l’espressione del nostro Paese dal punto di vista lavorativo (e non solo) sarà possibile pensare ad una ripresa economica nazionale che mantenga costante uno stato sociale di equilibrio”.

In tendenza opposta, al contrario di quanto comunemente si crede, anche l’Italia accoglie lavoratori qualificati provenienti da altre nazioni: in particolare, tra il 2007 e il 2010 sono giunti 5.125 professionisti rumeni, un numero considerevolmente superiore a quello dei lavoratori in arrivo da altri Paesi, come ad esempio Spagna (1.306) e Germania (1.030).

“È necessario -prosegue Il Presidente Nazionale Epas- potenziare la professionalità italiana, lo sviluppo e la ricerca; bisogna partire dalla fonte per poter risolvere la complessità dei problemi sociali. Percorsi agevolati per chi ha voglia di lavorare, crescere e migliorarsi, per chi vuole offrire alla società il proprio supporto in seguito all’arricchimento del proprio bagaglio culturale con lunghi percorsi formativi: misure di questo genere, insieme a qualunque altro provvedimento atto a valorizzare la formazione dei nostri giovani, potrebbero rappresentare la chiave di volta più indicata per risolvere la questione della cosiddetta fuga dei cervelli”.


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