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“I nostri giovani, in moltissimi casi preparati e qualificati, perdono spesso la fiducia nella possibilità di avviare la propria professione autonomamente, probabilmente condizionati dalla crisi economica che finisce per pesare sulle loro aspettative come un macigno, anche se si tratta di un problema con cui l’Italia fa i conti da molto prima che la recessione acuisse una situazione già parecchio difficile”, dice il Presidente Nazionale del Patronato Epas, Denis Nesci, che prosegue aggiungendo: “Gli ostacoli e le difficoltà sembrano attutirsi all’estero, e questo non fa piacere soprattutto perché finisce per identificare l’Italia come un Paese disattento alle condizioni ed ai bisogni dei giovani. La risorsa di qualunque Paese è prima di tutto la sua forza lavoro, in tutte le sue diverse manifestazioni; solo potenziando la specializzazione dei giovani che saranno poi l’espressione del nostro Paese dal punto di vista lavorativo (e non solo) sarà possibile pensare ad una ripresa economica nazionale che mantenga costante uno stato sociale di equilibrio”.
In tendenza opposta, al contrario di quanto comunemente si crede, anche l’Italia accoglie lavoratori qualificati provenienti da altre nazioni: in particolare, tra il 2007 e il 2010 sono giunti 5.125 professionisti rumeni, un numero considerevolmente superiore a quello dei lavoratori in arrivo da altri Paesi, come ad esempio Spagna (1.306) e Germania (1.030).
“È necessario -prosegue Il Presidente Nazionale Epas- potenziare la professionalità italiana, lo sviluppo e la ricerca; bisogna partire dalla fonte per poter risolvere la complessità dei problemi sociali. Percorsi agevolati per chi ha voglia di lavorare, crescere e migliorarsi, per chi vuole offrire alla società il proprio supporto in seguito all’arricchimento del proprio bagaglio culturale con lunghi percorsi formativi: misure di questo genere, insieme a qualunque altro provvedimento atto a valorizzare la formazione dei nostri giovani, potrebbero rappresentare la chiave di volta più indicata per risolvere la questione della cosiddetta fuga dei cervelli”.