L’attività di volontariato rappresenta, per la società che ne trae beneficio, lo strumento che più da vicino sostiene e sorregge numerose problematiche collettive.
“Il riconoscimento, non solo delle attività svolte, ma anche delle capacità acquisite – è il pensiero del Presidente Nazionale del Patronato Epas, Denis Nesci- dovrebbe essere garantito al cittadino che sceglie di offrire il proprio aiuto nel sociale. Si tratta di un impegno volto al miglioramento ed alla riqualifica della società in qualunque forma venga applicato, pertanto meritevole di lode”.
A tal proposito, il Parlamento Europeo ha affrontato il tema in seguito alla proposta italiana adottata con 603 voti a favore, 23 contro e 63 astensioni; gli eurodeputati hanno così sostenuto la creazione di un "passaporto delle competenze" che permette di trasportare oltre confine le conoscenze e le esperienze professionali conseguite, tra cui quelle acquisite durante lo svolgimento di attività di volontariato, vedendo così riconosciuto il proprio bagaglio culturale in tutta l'Unione Europea. I deputati, sostenitori della proposta, chiedono inoltre che vengano aumentati i fondi destinati alle attività di volontariato.
Utile, e allo stesso tempo dallo spessore inestimabile, l’attività caritatevole può costituire un importante valore aggiunto al curriculum vitae al fine di trovare un’occupazione e facilitare le scelte professionali.
Quanto ai finanziamenti, i deputati chiedono di dare la priorità alle piccole organizzazioni e alle attività di volontariato transfrontaliere, facilitando l'accesso ai programmi europei e ai finanziamenti. Grazie all’aiuto di un portale europeo centralizzato si potrebbero aiutare le organizzazioni di volontariato a diffondere informazioni, migliorare la cooperazione e potenziare lo scambio di esperienze.
“Si tratta di importanti considerazioni soprattutto in virtù del difficile periodo in cui ci troviamo, che propone una realtà dai tassi di disoccupazione estremamente alti, con numerose aziende in grave difficoltà nel resistere alla crisi. Tener conto di tutte le competenze di cui è dotato ogni cittadino –dice ancora Denis Nesci- significa favorire l’aumento delle possibilità lavorative di tutti, grazie all’incremento degli ambiti di applicabilità in cui risultano spendibili le conoscenze acquisite”.
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