Ente di Patronato e di Assistenza Sociale
Via Giovanni Giolitti, 212/C - 00185 Roma
Tel. 06.4818918 - Fax 06.48976812 - [email protected]
Numero Verde 800 029661

 I Vostri diritti sono i Nostri doveri!

»Home »News
»Chi siamo »link utili
»Attività »Cookie Policy
»Privacy Notice
WISTLEBLOWING Amministrazione Trasparente
venerdì 17 maggio 2024    Italiano Francese English Spagnolo Tedesco
x-CHIUDI
Indietro  Stampa  Stampa PDF    A | A | A |
Torna indietro    da "EPAS NOTIZIE" del 18/09/2012

RAPPORTO ISTRUZIONE-LAVORO SEMPRE PIÙ COMPLICATO
“Il capitale umano dovrebbe essere la risorsa principale su cui far leva per il rilancio dell’economia –afferma il Presidente Nazionale del Patronato Epas, Denis Nesci- poiché se si dispone di lavoratori istruiti e formati e li si impiega in maniera intelligente, di sicuro le possibilità di rialzare la china saranno infinitamente superiori. Speriamo che si trovi il modo di decongestionare un sistema paralizzato e che, finalmente, ogni cittadino –prosegue Nesci- sia messo nelle condizioni di rendere al meglio per contribuire alla tanto agognata ripresa economica, a beneficio dell’intera collettività”.

 
Le dichiarazioni del Presidente Epas si riallacciano ai dati allarmanti illustrati dal Rapporto sul mercato del lavoro del Cnel, dai quali emerge sostanzialmente una realtà molto difficile: il capitale umano in Italia non è elevato (basti pensare al dramma della disoccupazione giovanile, pari al 20,2% nella fascia di età compresa tra i 18 e i 29 anni nel 2011) e, per giunta, è impiegato male (come dimostra il fatto che mentre molti posti di lavoro sono coperti da stranieri, centinaia di giovani italiani fanno parte di università del mondo anglosassone). 
 
Ad aggravare problemi oggettivi e globali interviene una cultura tutta italiana, in conseguenza della quale il momento formativo è separato in maniera netta da quello lavorativo: nel nostro Paese, infatti, solo il 10% dei giovani fra i 20 e i 24 anni riesce a sottrarsi a questa logica, mentre tale percentuale è superiore al 60% in Danimarca e sfiora il 50% in Germania e Regno Unito (Francia e Spagna possono comunque vantare un 25% e un 20%). Tale realtà nostrana rende naturalmente più complicato il passaggio dalla scuola al lavoro, e molto spesso la ricerca di un impiego reca con sé come conseguenza negativa il fatto che molti giovani accettano lavori per i quali sono richiesti requisiti inferiori rispetto al percorso scolastico e formativo portato a termine (fenomeno noto come over education). Anche in tale occasione i dati sono tutt’altro che gratificanti per il nostro Paese, visto che il 35,2% degli occupati under 35 è impiegato in lavori che richiedono una qualifica più bassa di quella posseduta, e che tale percentuale arriva quasi al 50% tra le giovani laureate e si aggrava ulteriormente al Sud, dove è alto il rischio concreto di non riuscire a trovare alcun tipo di lavoro.
 
"Se la tendenza che caratterizza attualmente l’Italia è l’emorragia di lavoratori qualificati e l’entrata di lavoratori non altrettanto qualificati è obbligatorio prendere dei provvedimenti per arrestare questo processo estremamente dannoso per tutti –è la riflessione di Denis Nesci- anche perché ciò non sta accadendo in tanti altri Paesi. È sempre più evidente che urge intervenire in maniera coraggiosa e favorire l’occupazione con politiche capaci di garantire ai nostri giovani di trovare un impiego consono alle proprie competenze –conclude il Presidente Nazionale Epas- mettendo un freno alla fuga di cervelli che, purtroppo, continua ad aumentare senza soluzione di continuità”.
 
Un’ultima considerazione riguarda un fenomeno che, negli ultimi anni, sta attirando parecchio l’attenzione dei media: si tratta dei Neet (Not in Employment, Education or Training), acronimo che identifica quei ragazzi che non hanno un’occupazione e al contempo non studiano né seguono corsi di formazione. In Italia la percentuale di questi giovani nella fascia di età compresa fra i 15 e i 29 anni è altissima, attestandosi al 24%, laddove la media Europea è pari al 15,6%. Tale fenomeno risulta poi particolarmente insidioso quando si riferisce ad una fascia di età diversa, vale a dire tra i 25 e i 30 anni: in tal caso, siamo davanti al 28,8% di capitale umano inutilizzato. 
 
Ascolta Ascolta questo testo: (voce maschile) | (voce femminile)
ATTENZIONE! Essendo una versione beta, questo lettore
potrebbe non funzionare correttamente con alcune news


FNA Il Patronato EPAS è un servizio della FNA - Federazione Nazionale Agricoltura