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Torna indietro    da "EPAS NOTIZIE" del 09/10/2012

ESODATI, IL DILEMMA CONTINUA
La riforma pensionistica continua a generare polemiche e confusione, e la possibilità di giungere ad una soluzione accettata da tutti pare sempre più complicata: i dissidi fra Governo e Parlamento, negli ultimi giorni, hanno contribuito a rendere ancora più difficile da decifrare il quadro globale del problema. Proviamo ad andare per ordine: l’articolo 24 del DL 201/2011 aveva incrementato i requisiti anagrafici e contributivi per l’accesso al pensionamento, ma la riforma aveva al contempo previsto una disciplina transitoria per alcune categorie di lavoratori, per i quali si sarebbe dovuta applicare la normativa previgente (tra questi, ad esempio, rientravano i lavoratori che maturavano i requisiti entro il 31 dicembre 2011, i lavoratori collocati in mobilità sulla base di accordi sindacali stipulati entro il 4 dicembre 2011 e che maturavano i requisiti per il pensionamento entro il periodo di fruizione della mobilità, i lavoratori autorizzati alla prosecuzione volontaria dei contributi entro il 4 dicembre 2011, e altre categorie). 

 
Il primo decreto volto alla tutela di queste categorie di lavoratori esentati dall’applicazione delle nuove norme ha visto la luce nello scorso mese di giugno, salvaguardando 65 mila lavoratori; altri 55 mila, invece, beneficeranno del secondo decreto, portando a 120 mila il totale. Il problema è che l’Inps ha stimato in 390 mila il numero delle persone coinvolte nella riforma e che, soprattutto, rischiano di restare senza stipendio e senza pensione per via delle novità previdenziali messe in atto. 
 
“La situazione attuale è per certi versi grottesca –dice senza mezzi termini il Presidente Nazionale del Patronato Epas, Denis Nesci- e si potrebbe parlare di farsa brillante se non fosse che i protagonisti di questo tira e molla sono, loro malgrado, migliaia di cittadini che da mesi e mesi aspettano risposte circa un diritto che dovrebbe essere intoccabile, ossia la pensione. Credo che la misura sia colma ormai da tempo –continua Nesci- e che non si possa tollerare oltre questo batti e ribatti che, al momento, non ha avuto altro effetto che quello di angosciare ulteriormente chi ha lavorato per una vita e adesso viene trattato alla stregua di un numero, senza che ci sia qualcuno in grado di garantirgli la tutela di diritti conquistati con anni e anni di sacrifici”.
 
Nonostante la necessità di trovare una soluzione che abbia come obiettivo finale la tutela dei cittadini, e di conseguenza l’obbligo di scongiurare il verificarsi di casi in cui i lavoratori possano restare senza un lavoro e senza la pensione, è di poco fa la notizia che la Ragioneria generale dello Stato ha bocciato il disegno di legge sugli esodati, approvato giovedì scorso dalla Commissione Lavoro con l'ok bipartisan: in particolare, la Ragioneria rileva che la copertura risulta "ampiamente insufficiente". È una decisione che fa il paio con le parole di Elsa Fornero, poiché il Ministro del Lavoro aveva appunto affermato come l’allargamento della platea degli esodati avrebbe compromesso tutti gli sforzi compiuti per la stabilizzazione finanziaria. Viene dunque respinta anche la proposta di estendere a tutti i requisiti previsti per le sole donne (in via sperimentale) dalla legge Maroni, ossia 57 anni di età e 35 anni di contributi come soglia per accedere al pensionamento, con la variabile che il calcolo della pensione si sarebbe basato sul sistema contributivo anche per i periodi antecedenti al 1996. 
 
“Il risanamento del Bilancio dello Stato è ovviamente una priorità per il Paese –dichiara Il Presidente Epas- ma sarebbe un delitto mettere da parte le esigenze di migliaia di cittadini, privati di diritti indiscutibili. Come patronato, l’Epas reputa ineludibile la risoluzione in tempi brevi di una questione che si trascina da troppo tempo senza costrutto e che affligge tanti lavoratori la cui unica colpa è quella di esser capitati in mezzo ad un riforma che ha generato sicuramente tanta confusione, lasciando delle lacune normative che vanno assolutamente affrontate e risolte con coraggio e senso di responsabilità. Noi faremo sentire la nostra voce per ribadire la necessità di intervenire in tempi brevi –conclude Nesci- continuando ovviamente a fornire tutta l’assistenza del caso a chi si rivolgerà a noi e alle nostre sedi presenti su tutto il territorio nazionale”.
 

 


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